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Di telescopi, buvette e cultura

L’impressione è che per addolcire la pillola del trasferimento a Gurten dell'Osservatorio ai momò basta il proverbiale ‘piatto di lenticchie’

Addio Osservatorio (Ti-Press)
15 ottobre 2020
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Un telescopio riesce a farci toccare le stelle con un dito (o quasi). A volte, però, non aiuta a vedere ciò che abbiamo a un palmo di naso. Certo, come sempre, tutto dipende da chi ci guarda attraverso. Così capita che un Osservatorio astronomico messo in vetta a una montagna (dal 1996), quel Generoso da cui nelle giornate terse si vede pure la ‘Madunina’, ti sfugga dalle mani senza neanche accorgertene. E venga persino barattato con una buvette alla Bellavista, storica per la memoria locale ma sempre una buvette. Le ragioni? Scelte strategiche aziendali. Del resto, l’Osservatorio, come il trenino a cremagliera e il ‘Fiore di pietra’ d’autore (firmato Mario Botta), sono della Ferrovia Monte Generoso Sa (che è come dire la Migros). Insomma, appartengono a un privato, che come tale ne può disporre come meglio ritiene. E fin qui il discorso non fa nemmeno una grinza. Un universo come quello di un osservatorio, però, alla fine appartiene un po’ alla collettività; a chi vive il Generoso; è parte integrante del territorio e dell’offerta turistica locale. Quindi c’era da aspettarselo che Comuni e comunità (persino il Cantone), davanti al rischio di veder traslocare per sempre l’intera struttura a Berna non la prendessero tanto bene e facessero quadrato, lanciassero petizioni. Un moto tardivo? È possibile: capita di apprezzare fino in fondo il valore (qui scientifico e culturale) di un bene quando lo stai per perdere. Resta il fatto che il Mendrisiotto, una volta di più, ha dimostrato non solo di sapersi unire, ma pure di voler difendere ciò che è parte della sua identità. Lo si è frequentato poco, anche in quest’ultima stagione estiva, è il rimprovero che sale dalla proprietà. Insomma, i numeri dei visitatori non deponevano a suo favore, si è motivato vestendo di ufficialità una decisione che era già nell’aria. Non bastavano, però, gli sforzi profusi da enti locali, ambenti scolastici e astrofili? E soprattutto, la proposta di farsene carico sul piano pratico (tramite una nuova associazione) e finanziario (e con il contributo pure del Cantone) perché è stata valutata poco ‘valida e adeguata’? Chi è solito rimirar le stelle se lo chiede, tenendo i piedi ben piantati a terra. D’altro canto, una azione di rilancio era lì a portata di mano. E allora per quale motivo non concedere una seconda occasione? Nel Mendrisiotto si fatica a capirlo.

La risposta che arriva dai vertici è intrisa di pragmatismo: oggi è una questione strutturale. La Ferrovia deve pensare a difendere la sua vocazione (ferroviaria) e non si può permettere di prevedere delle corse notturne per assicurare l’accesso all’Osservatorio. Un tempo lo si faceva, si dirà. Ma un tempo c’era anche un albergo che dava modo di pernottare in vetta; oggi il ‘Fiore di pietra’ non ha camere. Ma questa è un’altra storia. Sta di fatto che se si possono pure comprendere le motivazioni di carattere ferroviario, risulta assai più indigesta la contropartita messa sul piatto dai vertici della Ferrovia. Per la serie: vi togliamo l’Osservatorio ma vi ‘regaliamo’ la riapertura della storica buvette alla Bellavista. Saranno pure state scelte prese in tempi diversi e indipendentemente l’una dall’altra, ma l’impressione alla fine è stata quella. Che per addolcire la pillola del trasferimento a Gurten del telescopio ai momò tanto gioviali e goderecci basta il proverbiale ‘piatto di lenticchie’. Tocco finale, la buvette è diventata d’incanto un luogo di cultura: la ristrutturazione del ritrovo si è guadagnata, infatti, il sostegno del Percento culturale Migros. Sia chiaro, il Mendrisiotto non può certo misconoscere alla realtà Migros il merito di aver ‘salvato’ trenino e vetta del Generoso, investendoci svariati milioni. Di questo ne sarà sempre grato. Momò e ticinesi, però, non meritano di essere semplicemente rabboniti. Non più.

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