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I nostri anziani chiusi nel fortino: è giusto?

Paura e prevenzione continuano a farla da padrone, ma c’è chi sta raccogliendo firme per 'liberarli'. Che fare?

10 settembre 2020
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Anziani, quante volte abbiamo scritto di loro in questi mesi di pandemia! I nostri vecchi, reclusi a casa o nelle strutture, protagonisti, loro malgrado già durante la prima ondata primaverile, dell’emergenza Covid, che li ha aggrediti più di ogni altra fascia di popolazione. Non sono poi mancate le polemiche, anche dure, rivolte alla gestione di quelle case anziani nelle quali purtroppo il virus è riuscito a infiltrarsi seminando panico e morte. E su questo argomento Mps-Pop e Indipendenti hanno chiesto una commissione parlamentare d’inchiesta.

Ora, passata la fase acuta e passati alla nuova normalità, le case per anziani sono rimaste comunque una sorta di fortino piuttosto chiuso agli esterni. Guai a portarvi dentro il virus! Così le misure sanitarie, pur con qualche aperturina, sono rimaste ai massimi livelli. Parola d’ordine: tutelare al massimo gli ospiti e, trascorse le settimane e ormai i mesi, ecco che la guardia non si allenta. Paura e prevenzione continuano a farla da padrone al punto che c’è chi sta raccogliendo firme per ‘liberarli’ e c’è chi si interroga, se invece del Covid, a spegnere lentamente i nostri anziani non sia il prolungato distacco dalle sane sollecitazioni dei propri cari. Certo, il personale infermieristico si fa in quattro, anzi in otto; quello amministrativo pure nell’organizzare le visite. Ma, telefonate, visite di poco meno di un’ora live e visite col sempre presente vetro o plexi, alla lunga non bastano. Al nostro giornale continuano a giungere scritti di lettori che hanno anziani degenti e si trovano a dover fare i conti con misure sanitarie tali che li spingono a chiedersi se abbiano davvero un senso.

Ecco qualche esempio: in una lettera dal titolo ‘Dignità e gioia dei nostri anziani’ si scrive chiaramente che la loro situazione è triste e dolorosa e che le restrizioni e i divieti alla lunga ne indeboliscono il fragile equilibrio. ‘La loro prospettiva di vita è limitata: per questo – annota il mittente – dovrebbero avere serenità ed affetto senza limiti’. In un’altra missiva, scritta da alcuni anziani, emerge un appello alla ragionevolezza: siamo nella seconda fase pandemica e la casa anziani risulta ancora quasi del tutto ermeticamente chiusa, tanto che chi ci risiede si sente prigioniero della sua – la definiscono così – camera dorata, anonima e altamente disinfettata. Un ultimo esempio: in una terza lettera, intitolata ‘non lasciamo morire di solitudine gli anziani’, un parente lamenta il declino del padre che ancora qualche mese prima cantava e ballava e ora, dopo tutto quel periodo di isolamento e solitudine, si è chiuso in un mutismo che non preannuncia nulla di buono.

È vero, soluzioni valide e generalizzate per tutti gli istituti non ce ne sono. Ma stiamo perdendo settimane ancora meteorologicamente belle nelle quali (protetti da camici e mascherine) utilizzando anche solo gli spazi esterni – di cui parecchie case di riposo dispongono – si potrebbero frequentare con maggiore intensità i degenti. Altro tema è l’animazione: è stata reintrodotta? Non ci sembra impossibile animare una sala per letture, proporre giochi, esercizi di ginnastica mantenendo fra gli anziani seduti le dovute distanze. O ci stiamo sbagliando? La pandemia ci ha presi in contropiede e abbiamo privilegiato il bunker. Ora che conosciamo la brutta bestia possiamo forse riflettere con maggior conoscenza di causa.

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