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Charlie Hebdo: libertà a testa alta!

Se si vuol contestare un'opinione o una vignetta, da noi ci sono i tribunali da adire e non le pallottole da sparare o le bombe da far esplodere!

2 settembre 2020
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Un breve dispaccio di agenzia informa che il settimanale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ ha ripubblicato le caricature di Maometto che ne avevano fatto un bersaglio del terrorismo islamico. Ciò è avvenuto proprio alla vigilia dell’apertura del processo per l’attentato che – lo ricorderete – nel gennaio 2015 provocò la morte di 12 persone nella redazione e fatto scendere in piazza a Parigi (ma non solo) migliaia e migliaia di manifestanti contro il terrorismo con il famoso e coraggioso slogan ‘Je suis Charlie’. Ovvero, la strage non ci fermerà, la libertà martoriata sopravvive e si rimoltiplica all’istante.

«Non chineremo mai la testa, non rinunceremo mai», ha spiegato il direttore di Charlie, Riss, nel numero in edicola. Questa scelta pone ancora una volta noi giornalisti di fronte alla domanda di cinque anni fa: ma tu, al loro posto, cosa avresti fatto?

Ad anni di distanza devo ammettere che in me prevale la prudenza, dettata da un certo senso di distaccato rispetto nei confronti dei sentimenti religiosi altrui.

Un ragionamento, il mio, di certo dovuto al fatto che facciamo principalmente giornalismo e non satira, genere che ha nel suo arco i dardi della provocazione.

Ma se facessimo satira – riecco la domanda – dove porre l’asticella? Di fronte a quali genere di caricature stemperare il pennino e frenarsi? E se queste ultime dovessero offendere sentimenti religiosi, mentre – mutatis mutandis – caricature del medesimo genere non sarebbero invece ritenute offensive o blasfeme dai nostri credenti, che fare? I più, sarebbero pronti a rispondere, che sì, che va data luce verde, perché qui valgono le nostre leggi, i nostri costumi, i nostri sentimenti religiosi, e che non dobbiamo abbassare la testa e lasciarci imbavagliare da chi nutre altri sentimenti religiosi oscurantisti e intolleranti.

Sì, in teoria siamo tutti o quasi d’accordo, ma dove porre esattamente l'asticella della provocazione in vista di una pubblicazione? A questa domanda, sinceramente, ancora oggi non so dare una risposta. Quello che so, invece, è che di sicuro la risposta barbara data dai fanatici terroristi è e rimane assurda, inaccettabile, da condannare nel modo più assoluto e che è quindi giusto non chinare la testa, come ha riaffermato il direttore di ‘Charlie Hebdo’, ma ribadire e difendere con coraggio civile la libertà di stampa, di opinione e anche quella di satira da qualsiasi pressione. Come? Praticandola scevri da ogni arroganza, dimostrando equilibrio e ricordando ancora oggi che cinque anni fa vi furono vittime innocenti e che migliaia di persone marciarono in nome della libertà di espressione. E che, se si vuole contestare questa o quella opinione, questa o quella vignetta, da noi ci sono i tribunali da adire e non le pallottole da sparare o le bombe da far esplodere.

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