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L'iperbole di Tewanna Ray (anche conosciuto come Cervo Bianco)

Il nuovo 'tewannarai' si chiama Steve Bannon: raccoglieva fondi per costruire un muro 'sovranista'. È finito in prigione

Arrivò anche in Ticino
28 agosto 2020
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In Ticino arriva sempre qualche Tewanna Ray a incantar gente, insaponar politici, cuocere uomini d’affare, fiduciarie e banche. Il prototipo è stato Chief White Elk o Cervo Bianco. Sbarcato in Europa negli anni Venti come capo pellerossa per difendere davanti alla Società delle nazioni i diritti degli Irochesi (ne ha scritto Ernesto Ferrero ne “L’anno dell’Indiano”, 2001), raccontando di essere proprietario di vasti territori gonfi di petrolio, spandendo soldi di amanti e olio di serpente miracoloso. Arrivò anche in Ticino, dopo essere stato osannato in Italia dal Fascismo, accolto come un dio (ne ha scritto Renato Martinoni ne “Il tramonto degli dei”, Ulivo, 2004). Era un imbroglione seducente, dalla battuta pronta, prestigio e denaro ben simulati. Finì in prigione. La sua “resistibile ascesa diventò lo specchio di un’epoca, della sua fragilità, della sua fame di maschere, di finzioni, di sogni” (Ferrero). Nel linguaggio ereditato dai nostri anziani è rimasto come sineddoche: tewannarai uguale a incantatore, cantafavola, millantatore. Che ammalia più i complessati, in cerca di prestigio e vogliosi di malaffare, che i minchioni.

Nel Ticino di quegli anni aleggiava già un’altra espressione, rimasta e spesso ripresa: “la Repubblica dell’Iperbole” (dal titolo di un pamphlet di Francesco Chiesa, riedito da Dadò). Il Ticino terra di esagerazioni, “che non ama la bellezza della discrezione, la grazia della pura verità”, teso invece a incensare ciò che si considera proprio e a demonizzare con scomposta retorica le presunte minacce. L’iperbole è però ambivalente. L’esagerazione può essere per eccesso (corre più veloce del vento) o per difetto (più lento di una tartaruga). All’iperbole può accompagnarsi anche un complesso di inferiorità. Ci si affida allora al “tewannarai”, che si ritiene dia lustro, prestigio, indichi da che parte è meglio stare per ottenere gloria, successo e maggior profitto.

A seguire le cronache giudiziarie-penali c’è da credere che i “tewannarai” abbondano sempre nel Ticino e incantano. Alle volte è tale la minchioneria che emerge che, per non dir di peggio, si può pensare solo a un’iperbole di avidità o di inferiorità (nel senso del cervello che va affidato al Cervo bianco che circola in quel momento).

A seguire le vicende geopolitiche si constata che il “tewannarai” si è pure qualificato. È ad esempio stratega e facitore del maggior potentato (Trump), vende pozioni magiche sotto etichette politiche sovraniste che dovrebbero capovolgere il mondo, benché sappiano di rancido totalitarismo già distruttore d’Europa. Arriva in elicottero, invitato dal Ticino politico-finanziario-accademico, onorato e gratificato per tale visita. Tanto da chiedersi come mai siamo diventati così attrattivi e predestinati, giustificando anche la Rsi che è subito accorsa. Quel nuovo “tewannarai” si chiamava Steve Bannon, raccoglieva fondi per costruire un muro “sovranista”, come volevano fare alcuni con l’Italia. Ha invece costruito i suoi affari, frodando centinaia di migliaia di finanziatori iperbolici; forse anche del “gotha” finanziario ticinese. È finito anche lui in prigione, come il prototipo di un secolo fa.

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