Commento

Cambio di passo, lo vogliamo davvero?

Nonostante i buoni propositi, chi ci dice che gli errori congeniti del modello di sviluppo e di vita che avevamo prima dell pandemia non vengano rifatti?

Abbiamo ritrovato il solito mondo (Keystone)
9 giugno 2020
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Finalmente la signora Curva si è abbassata e, dopo settimane e settimane monotematiche, dedicate quasi esclusivamente al maledetto virus, ci consente di parlare e scrivere anche d’altro. E cosa constatiamo? Che i temi/nodi tornano ad essere quelli ante Covid. Temi belli e/o brutti.

Per rendersene conto basta dare un’occhiata alle cronache quotidiane. Qualche esempio? La scazzottata (rissa) al bar Viale di Bellinzona fra presunte bande rivali; i danni del maltempo di domenica (annunciato anche per i prossimi giorni); le liti politico-partitiche (nella capitale ne è appena scoppiata una tra Lega e Udc), e, alzando lo sguardo, le marce contro il razzismo che dagli Usa di Mister Trump, l’egomaniaco incendiario, stanno contagiando altri Paesi e continenti, ecc. È un fiorire, anzi un rifiorire del meglio e del peggio che ci aveva accompagnato fino al momento della brusca frenata collettiva.

Eppure nei giorni che siamo stati silenziosamente rintanati in casa, iniziando a preoccuparci per quello che stava accadendo sono venuti al mondo dentro le nostre teste mille buoni propositi nella convinzione che non si poteva più andare avanti così, che la natura ci stava dando una bella lezione e un esplicito monito, e che con la ripresa si sarebbero dovuti mettere alcuni puntini sulle i.

E coi buoni propositi?

Lo stiamo facendo? Nutro qualche dubbio. Gli aiuti all’economia – necessari come l’aria che respiriamo – sono stati dati come se più o meno tutto il prima dovesse venir riattivato. D’accordo, non c’è stato nemmeno il tempo per fare riflessioni approfondite e si è optato per annaffiare l’economia (quasi tutta) con miliardi per permetterle di sopravvivere nel corso di questi mesi ed evitare la salita della disoccupazione alle stelle. Ma chi ci dice che gli errori congeniti del modello di sviluppo e di vita che avevamo prima non vengano rifatti a breve? Certo, nessuno può predire il futuro, anche perché i più prudenti sono lì a ricordarci che in autunno la curva potrebbe rialzare la testa e allora sì che sarebbe impossibile aiutare nuovamente una fetta così consistente dell’economia.

Chi opera le scelte dove guarda?

Ma, ecco la domanda, chi opera le Grandi Scelte in che direzione guarda? Sempre tenendo in conto soltanto la massimizzazione dei profitti? Il che significa andare facilmente a produrre laddove costa meno? Laddove potrebbero non venir rispettati i diritti fondamentali dei lavoratori? Laddove, in sostanza, si è più liberi di andare e venire, di inquinare, di deforestare, ecc. Scelte queste che non sono solo ad appannaggio di una certa fetta dell’economia che poi ci fa trovare sui nostri scaffali prodotti che arrivano da molto lontano a prezzi convenienti.

Si tratta anche di scelte che facciamo tutti noi quotidianamente nei panni di cittadini consumatori. A cominciare dagli acquisti quotidiani, su su fino alla scelta delle vacanzine e vacanzette. Di questi tempi, nell’impossibilità di fare altrimenti, ad esempio le agenzie turistiche puntano su un fiorire di proposte appena dietro l’angolo, della serie le Maldive in Verzasca. Angoli incantevoli a portata di mano, alla scoperta del local, mentre fino a ieri l’invito era quello di varcare mari e cieli. Fra qualche tempo sarà di nuovo così, magari con qualche costo aggiuntivo visto il lungo stop degli aerei?

Insomma: se non lo vogliamo noi, cittadini consumatori e individui pensanti, il cambio anche minimo di passo non avverrà mai. A meno che – ma nessuno se lo augura – la coda del Covid persistente ci obbligherà a intraprendere definitivamente cambiamenti strutturali in campo economico e nelle nostre abitudini.

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