Commento

Una mobilità a rischio contagio

Con i legittimi timori del nuovo coronavirus, qualcuno potrebbe essere tentato di abbandonare il trasporto pubblico per tornare alla ‘vecchia’ auto

Di nuovo tutti in colonna? (Archivio Ti-Press)
6 maggio 2020
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La paura, si sa, è sempre una cattiva consigliera. La pandemia da Covid-19, però, ci ha segnato a tal punto che sarà difficile scacciare quella vocina insidiosa da sopra la spalla.

L’11 maggio prossimo sarà, quindi, una data fatidica per mettere alla prova la nostra resistenza (diciamolo pure) alla fifa che proviamo. Anche perché, pur riaperti negozi, ristoranti e luoghi della cultura, la quotidianità che ritroveremo là fuori non sarà più la stessa. Nel superare l’uscio di casa saremo un po' come dei bambini ai loro primi passi, incerti. Se, dunque, ci si potrà avvicinare con timidezza al tavolino di un bar, figuriamoci salire su un treno o un autobus. E qui sta il punto.

Quella che per molti – un numero sempre maggiore – era diventata ormai una consuetudine, potrebbe essere fiaccata dai timori che ci lascia in eredità il virus. Così qualcuno potrebbe essere tentato di abbandonare il trasporto pubblico e tornare alla ‘vecchia’ auto. Un ritorno al passato che, soprattutto nel Mendrisiotto, potrebbe costare caro, in particolare alle strade del Distretto. Ora, si dirà, che non tutti sono dei paurosi: vero. Lo sgomento a cui ci ha confrontati questo coronavirus, però, non ha eguali nella storia recente. E questo lo hanno affermato degli esperti. Allora viene da pensare che servirà un sovradosaggio di coraggio (da parte di ciascuno) per superare i nuovi tabù.

Le aziende di trasporto, va riconosciuto, stanno facendo del loro meglio per adeguare i mezzi pubblici alle regole della crisi: le direttive, del resto, arrivano dritte dritte da un gruppo di lavoro federale. È un dato di fatto, d’altro canto, che ci si affida molto al comportamento individuale e al rispetto delle norme di igiene e di distanza sociale dei singoli utenti (che si potranno fare schermo con la mascherina). Una volta di più, dunque, scegliere (per la seconda volta) i trasporti collettivi sarà un atto di responsabilità. Ecco per quale motivo alcuni specialisti del settore hanno pensato bene di sondare gli umori dei cittadini-utenti; proprio per capire quale sarà la mobilità ai tempi del Covid-19. Questa volta bisogna dire che l’iniziativa privata è arrivata a interrogarsi prima delle istituzioni pubbliche.

In realtà, come ci ha lasciato intendere l’esperto di Mobilità e trasporti che abbiamo interpellato, ci si aspettava un segnale da parte delle autorità competenti anche su questo fronte (certo meno prioritario di altri nei giorni dell’emergenza), ma non è arrivato. Eppure in questi ultimi anni se ne sono spesi di sforzi (e di soldi) per promuovere un mutamento significativo nella popolazione. Obiettivo: riuscire a cambiare mentalità e abitudini. Una transizione iniziata, consolidata, ma ancora in atto. Non a caso solo un virus è riuscito ad azzerare (quasi del tutto) il traffico e a far crollare le quotazioni delle sostanze inquinanti nell’aria. Adesso che si riapre alla vita, basterà davvero poco per perdere il terreno guadagnato a favore della mobilità alternativa e riversare colonne di auto sulla rete stradale, già intasata prima del coronavirus.

Insomma, il rischio di essere catapultati indietro nel tempo è concreto. Per scongiurare il pericolo, allora, servono mezzi (finanziari) per dare una mano alle aziende di trasporto e idee per battere strade alternative. Vuoi vedere che la bicicletta ci salverà.

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