Commento

Cara Elvezia, difendi la tua libertà (di stampa)

Ci rimbocchiamo le maniche, ma il sostegno dell’ente pubblico in forme da definire sarà chiave!

La Svizzera è fra i Paesi al mondo con la più alta libertà di stampa, ma questa va tutelata (Foto Ti-Press)
21 aprile 2020
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Nel suo rapporto annuale Réporters sans frontières (Rsf) ha ricordato che in Svizzera quanto a libertà di stampa siamo – consentiteci l'espressione – messi bene. E questo anche se, nell'indice mondiale 2020 da loro elaborato, siamo arretrati dal sesto all'ottavo posto. Per accorgersi della qualità elvetica in fatto di libertà di stampa, basta dare uno sguardo alla graduatoria occupata dai paesi che ci circondano: l'Italia figura al 41esimo posto, la Francia al 34esimo, l’Austria al 18esimo.

Ma c’è un ma, che non può non preoccupare: Rsf, senza tanti giri di parole, consegnando la pagella alla Confederazione scrive che i media elvetici sono minacciati dal deterioramento della loro situazione economica "che con la pandemia di coronavirus si è trasformata in un disastro". Un disastro dovuto al fatto che – e ci mettiamo anche noi qui dentro – continuiamo a lavorare in condizioni difficili (con una squadra di giornalisti a lavoro ridotto, spesso in postazioni a domicilio per ridurre al minimo i contagi) facendo ogni giorno i conti con il drammatico e improvviso crollo delle entrate pubblicitarie causato all’altrettanto improvviso arresto delle attività economiche.

Dalla crisi tecnologica alla pandemia

Una crisi da pandemia che si aggiunge alla precedente di natura tecnologica: una crisi che aveva già drenato non poca pubblicità a favore dei potenti motori di ricerca globali togliendoci ossigeno in casa. Così, guardando a quanto successo negli anni passati, abbiamo assistito a fenomeni di chiusura di testate o, nella ‘migliore’ delle ipotesi, a processi di concentrazioni, che hanno portato – come fa opportunamente notare Rsf – a una preoccupante riduzione della diversità dell'offerta regionale. Una presenza, questa, particolarmente necessaria in una realtà confederale come la nostra, formata da cantoni e culture diverse, che si avvalgono degli strumenti della democrazia diretta da nutrire attraverso una specifica formazione dell'opinione pubblica.

L'importanza di un aiuto urgente federale e cantonale

In questo senso salutiamo con particolare soddisfazione la condanna senza mezzi termini firmata da Rsf contro "il rifiuto del Consiglio federale di sbloccare aiuti d'urgenza ai media per fronteggiare il grounding degli introiti pubblicitari causato dalla crisi sanitaria". Il nostro auspicio – ma immaginiamo anche quello di tutti coloro che hanno a cuore un'informazione capace di svolgere in piena autonomia e indipendenza il proprio lavoro – è che finalmente la politica federale, ma anche quella cantonale, si mobilitino – e lo facciamo a breve – se davvero hanno a cuore la libertà di stampa e il pluralismo. Valori che significano molto, soprattutto in momenti come questi, nei quali i cittadini ricercano informazioni di qualità e bussole, apprezzando (ce lo dicono i numeri da record anche solo di lettori in rete!) ancor di più il nostro lavoro sul campo. Un lavoro che, in tutta indipendenza, aiuta anche le autorità ai vari livelli per far pervenire ai cittadini le preziose comunicazioni sulla gestione quotidiana (e non solo) della crisi. Ma attenzione: guai a pensare che si tratti di un servizio scontato e men che meno senza un costo. Schierati a lavoro ridotto, ci rimbocchiamo le maniche, ma il sostegno dell’ente pubblico in forme da definire sarà chiave. Grazie, quindi, a Reportères sans frontières per averlo ricordato a tutti gli svizzeri.

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