Commento

Capitan caos e l’ineffabile Xi

Mentre Trump vive delle sue profezie, nonostante il 'suo' esperto Anthony Fauci dica altrimenti, la Cina ora diventa 'generosa' e colma l'assenza degli Usa

Donald Trump e Xi Jinping (Keystone)

Certo, il twitter-in-chief non è l’unica causa del declino della superpotenza. Ma è sicuro che lo sbalestrato inquilino della Casa Bianca vi abbia fortemente contribuito. In uno degli ultimi messaggi ha condiviso sui social l’appello dei complottisti a silurare Anthony Fauci, l’autorevole capo dell’Istituto nazionale sulle malattie infettive nonché direttore della task force (presidenziale) sulla pandemia.

Fauci, uno dei maggiori immunologi al mondo, ha avuto il torto di smentire la profezia dell’improvvisato dottore, quando questi, dopo aver ripetutamente sbagliato il nome del farmaco, lo aveva presentato come un rimedio miracoloso. “Non sono un medico, vero, ma sono intelligente”, aveva precisato “captain chaos” prima di rassicurare la popolazione: se stiamo tra i 100mila e i 200mila morti potremo dire di aver fatto un “very good job”.

Nello scorso mese di dicembre 700 psichiatri avevano sottoscritto un documento in cui esprimevano forte preoccupazione per la sua salute mentale che avrebbe potuto sfociare in “attacchi di rabbia” e “atti distruttivi”. Come ricorda lo storico israeliano Yuval Noah Harari, l’America ha ormai perso la leadership che ha sempre svolto dalla Seconda guerra mondiale in poi e che si era manifestata anche nel campo epidemico quando nel 2014 Barack Obama diresse la strategia anti Ebola. Il governo americano è così degradato – sottolinea Harari – che nessuno più ormai lo seguirebbe. Nel momento stesso in cui una crisi planetaria dimostra la nostra interdipendenza biologica, gli Stati Uniti si chiudono su sé stessi.

Specularmente al disimpegno Usa, sale, con la forza dei numeri e della propaganda, la Cina di Xi Jinping. La culla di questo e di altri precedenti virus di natura zoonotica, applica oggi una “politica della generosità” (secondo Joseph Borrell, ministro degli Esteri dell’Ue) che non deve illudere. Così come Trump ha ritardato le misure che avrebbero potuto arginare la pandemia, il regime di Xi ha la responsabilità della diffusione iniziale del Sars-CoV-2, il virus che provoca il Covid-19. Il Partito comunista della regione di Hubei ha subito messo a tacere i medici che segnalavano l’epidemia, come già successe nel 2003 con la Sars.

Si è perso tempo prezioso e l’epidemia è diventata pandemia globale. Ciò nonostante, il modello cinese ha una folta schiera di fan: il capitalismo di Stato può indubbiamente intervenire più celermente della Commissione di Bruxelles: ordina di produrre mascherine o ventilatori senza la necessità di aprire alcun concorso pubblico. Poco importa se il sistema è tra i più inegualitari al mondo o se il Covid-19 è diventato un’arma per il controllo sociale e per soffocare qualsiasi contestazione. Accolti come provvidenziali salvatori, i camici bianchi cinesi sciamano nel mondo, mentre il colosso Huawei moltiplica le generose donazioni nei Paesi dove è in corso la battaglia per i contratti 5G. L’ode alla dittatura riecheggia in diversi Paesi, e la Cina sta progressivamente colmando il vuoto lasciato dagli Usa. Stiamo già vivendo la prima grande crisi del mondo post-americano. Rimane solo da vedere quale ruolo, in questo contesto globale, vorrà e saprà svolgere un’Europa al momento troppo disunita.

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