Commento

La tecnologia applicata a mia nonna

Tutti in internet a farci coraggio l'uno con l'altro: quel progresso che ha cambiato le nostre abitudini adesso, invece di allontanarci, improvvisamente ci avvicina.

Solitari in tempi di solitudine
1 aprile 2020
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Mia nonna è scampata alla guerra nascondendosi in cantina. Quando Papa Ratzinger fu eletto, mi disse “Io quell’accento lì proprio non lo sopporto”. Mia nonna è anche scampata al coronavirus. È morta due anni fa. Deve aver pensato: “Meglio che mi addormento adesso, non si sa mai”. Faceva le parole crociate, ricordava un sacco di vocaboli. Non aveva la minima idea di come si programmasse un televisore, ma fino all'ultimo ha capito perfettamente i meccanismi di qualifica delle batterie di nuoto alle Olimpiadi, per esempio. Perché ci sono meccanismi che non si acquisiscono mai. Come l'oroscopo, che su di me funziona esattamente come la tecnologia applicata a mia nonna: io di segno sono Toro e quando alla radio parte Ariete ho già perso la concentrazione. E non so mai che giornata sarà. Ma forse qui la tecnologia non c'entra. Forse è l'oroscopo che è poco interessante. 

Gli abbiamo dato addosso alla tecnologia, che ci ha resi tracciabili a tutti gli scassaballe in ogni punto della Terra, che commercia i nostri dati sensibili con persone che non conosciamo, che ha inventato i call center per cose che non ci servono, che ha inventato gli impiegati dei call center pagati una miseria per essere mandati a quel paese da persone pagate una miseria. Porca miseria. Questa tecnologia che ha inventato il voto da casa, il Pulcino Pio e che ha reso la musica gratis per tutti quando invece tutto si paga. Anche la carta igienica.

Tutto si paga: alcuni pagano per fare corsi di aggiornamento, alcuni pagano per raccontare i propri problemi, altri pagano per fare il politico, altri ancora pagano per fare l'amore (e più frequentemente di quanto si pensi le ultime due categorie coincidono). Fino a che si è potuto uscire di casa, per esempio, io ho pagato per comprare la musica. E in cambio ho ricevuto amore, ma senza entrare in un albergo, senza ostacolare il traffico e senza prendere le malattie. Sono andato ‘a musica’. Sono uno che abitualmente va ‘a musica’. Pago e mi danno la musica. Viva la musica.

Tutto si paga. Paghiamo per navigare, paghiamo per documentarci su come vanno davvero le cose fuori dalle nostre stanze, paghiamo il gestore telefonico per essere sincronizzati con il mondo, paghiamo per ascoltare un podcast, e soprattutto in questi giorni paghiamo per chiamarci da casa a casa e farci coraggio l'un l'altro. Quella tecnologia che ha cambiato le nostre abitudini adesso, invece di allontanarci, improvvisamente ci avvicina. Certo, uno si era convinto che un giorno il progresso ci avrebbe fatto coltivare la cicoria su Marte e piantare le patate su Plutone e invece non ci siamo mai mossi da qui. Ma siamo vivi, malgrado tutto, ed è il caso di farci andare bene questo stare chiusi in casa, col nostro regale ma non così fondamentale sedere – con tutto il rispetto per chi con il sedere ci lavora – schiacciato su questo buffo e nemmeno così tondo Pianeta Terra.

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