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Quando il silenzio parla

Quanti pensieri sono transitati per la testa durante quel breve (ma profondo) minuto di silenziosa riflessione!

Cassis e Vitta oggi durante la conferenza stampa (Ti-Press)
30 marzo 2020
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L’immagine del presidente del Governo Christian Vitta e del consigliere federale Ignazio Cassis che nella sala del Gran Consiglio chiedono a tutti, presenti e spettatori, un minuto di silenzio in ricordo dei nostri morti - più di cento - falciati dal Coronavirus in Ticino è di quelle toccanti. Sessanta muti secondi che parlano da sé. Probabilmente, dopo gli appelli a rimanere a casa, il rallentamento delle nostre vite (tranne per chi svolge attività essenziali), lo stanziamento di miliardi (basteranno?), l'aver capito che molto probabilmente avanti come siamo andati fin qui non si potrà più e - è giunta anche l’ora della riflessione sull’incredibile flagello e del pubblico cordoglio. C’è chi non c’è più; c'è chi sta disperatamente lottando; c’è chi spera di potercela fare rintanato in casa; c’è chi (anche suo malgrado) deve andare a lavorare; e c’è chi è esposto più di altri al virus sul posto di lavoro. C’è anche chi ha dovuto dire addio a un proprio caro senza nemmeno aver avuto la possibilità di assisterlo negli ultimi istanti di vita.

Tanti pensieri transitati per la testa

Già, quanti pensieri sono transitati per la testa durante quel breve (ma profondo) minuto di silenziosa riflessione! Ci voleva, entrerà nella storia dei questi drammatici giorni. Grazie per averlo fatto insieme alla grande comunità che si rivela essere il nostro cantone: ferito, sofferente, preoccupato, ma unito. Anche i ripetuti inviti federali e cantonali a tenere duro, a rispettare scrupolosamente le distanze sociali e l’igiene delle mani, assumono un significato importante perché il virus c’è e per ora non conosce vaccino. E chissà se e quando lo troveranno.

Apprezzare l'essenziale

Importante (perché andato oltre l'emergenza economica fino a toccare il cuore e le sue emozioni) è stato anche l'appello del presidente Vitta a tornare ad apprezzare l’essenziale e a distinguerlo dal superfluo. Come se da tutto questo casino potessimo trarre anche una lezione. Invito che si è legato a quel ‘non sarà tutto come prima’ del ministro Cassis, che ci chiede di avere molta pazienza, mentre tutti o una buona parte desidererebbero tanto ricominciare. E già ci fa capire che così non sarà più.

Protocollo e pragmatismo

Accanto a questi richiami ai valori e alla resistenza, l'incontro tra Cassis e Vitta, dopo lo strappo subito rientrato della scorsa settimana, è servito a dimostrare che Berna è vicina e solidale. L'incontro è poi servito anche al ministro degli esteri ticinese per manifestare vicinanza alla Svizzera italiana. Nelle scorse settimane, mentre al Ticino apripista andava il primato dei contagi, nelle conferenze stampa erano apparsi altri consiglieri federali, ma non lui. Così egli ha spiegato ai ticinesi come funziona il protocollo a livello federale e come mai altri sono prioritariamente venuti allo scoperto (da Berset per le questioni sanitarie, a Parmelin per quelle economiche, a Maurer per quelle finanziarie, a Keller Sutter per le frontiere, ad Amherd per l'esercito, mentre il nodo del rimpatrio degli svizzeri all'estero e altri aspetti curati da Cassis non richiedevano una sua presenza sotto i riflettori). Il tutto secondo le regole di un certo pragmatismo elvetico.

Che altro aggiungere? Che ci troviamo ancora nel pieno della fase acuta: quella dell'emergenza sanitaria, in attesa che si raggiunga il picco. Che di fasi ce ne saranno altre: dall'emergenza di carattere economico (per ora solo in parte tamponata) a quella finanziaria (pure un po’ tamponata), a quella di una riorganizzazione dei rapporti e delle relazioni fra le persone. La strada post Covid 19 è ancora lunga e in salita. Ma c’è.

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