Commento

Covid-19: il piatto di resistenza senza ciliegina

Ma non disperiamo: siamo sulla stessa barca battente bandiera rossocrociata. I timonieri dovrebbero capirlo!

26 marzo 2020
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Il pacchetto di sostegno a Pmi e lavoratori, annunciato in tempo record dal Consiglio federale, ci dimostra quanto le istituzioni siano coscienti del duro periodo che ci attende. E quanto la Svizzera funzioni. Vedere ministri, Ceo delle nostre grandi banche, n. 1 della Finma e della Banca Nazionale prendere la parola nella stessa conferenza stampa, dimostra che il momento è grave e che è stato necessario stringere un patto d’acciaio fra politica e finanza.

Patto d'acciao politica finanza

L’obiettivo (vitale) è quello di permettere alle Pmi di continuare a vedersi assicurata la liquidità necessaria per superare il periodo di crisi alle porte. Allo stesso tempo anche le banche tirano un sospiro di sollievo vedendo la Confederazione farsi garante dei crediti alle Pmi fino a mezzo milione per scongiurare fallimenti a catena. Fallimenti che poi genererebbero a loro volta problemi (anche) agli istituti finanziari, oltre che un’alta marea di disoccupazione. Non da ultimo, con le misure di ampliamento del lavoro ridotto da 3 a 6 mesi e i prolungamenti delle indennità di disoccupazione, s’è voluto fornire ossigeno ai lavoratori garantendo il versamento di salari e indennità. Così si spera che nel Paese possa continuare a circolare la necessaria liquidità e che la maggioranza degli attori riesca a onorare gli impegni presi: pagare le fatture e i salari.

E la questione ticinese?

Se su questo vulcanico fronte Berna ha fatto celermente (complimenti!) chiarezza nell’interesse di tutto il Paese, ci saremmo aspettati anche una soluzione alla questione ticinese, che solo ticinese non è. Sì, perché un domani l’emergenza sanitaria potrebbe toccare anche altri cantoni, costretti ad adottare misure draconiane cantando fuori dal coro. In verità, i segnali che la soluzione poteva slittare di qualche giorno erano già giunti ieri: alla conferenza stampa non erano presenti né la presidente Sommaruga né la collega Keller Sutter. Constatato ciò, non restava che ascoltare e interpretare le parole pronunciate dal tandem Berset-Parmelin. I due ministri, da un lato hanno ribadito che la chiusura delle aziende deve restare l’extrema ratio, perché è pericoloso interrompere la catena e che la ‘via ticinensis’ intrapresa va oltre i dettami dell’ordinanza federale; dall’altro che ora c’è bisogno di fiducia, pazienza e solidarietà.

Il bicchiere mezzo pieno

Berset ha però anche detto che il governo è alla ricerca di una soluzione che sia stabile e che per trovarla si lavora anche col Ticino. Insomma, ci sembra di aver perlomeno colto un segnale di apertura: i sette saggi hanno ben presente come la misura della serrata sia stata voluta da Christian Vitta e compagni di cordata non per la voglia di fare da sé, ma molto lucidamente per arginare una situazione estrema sul fronte sanitario, nell’interesse della popolazione ticinese e della Svizzera tutta. Ci sembra di poter vedere (ancora) il bicchiere mezzo pieno. Chi conosce bene Berna è pronto a scommettere che qualche segnale a nostro favore potrebbe giungere dalla prossima riunione del governo federale. Appuntamento: venerdì. Certo è che, pur plaudendo alle rapide misure di portata storica decise a favore delle Pmi e dei lavoratori, sulla torta (che torta non è, ma un piatto di resistenza) è mancata la ciliegia rossoblù. Ma non disperiamo: siamo sulla stessa barca battente bandiera rossocrociata.

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