L'OSPITE

Il coronavirus e il neoliberismo

Come d’incanto, e tutto ad un tratto, lo Stato da quasi nemico è ridiventato la gallina dalle uova d’oro, l’unica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi

Miliardi di aiuti (Ti-Press)
23 marzo 2020
|

Le conseguenze e gli insegnamenti della drammatica espansione del coronavirus mettono a dura prova parecchie delle, per alcuni oramai affermate, convinzioni di un modello neoliberista che dava per scontata la preminenza del mercato e dell’economia per rapporto alla politica, rispettivamente dell’attività dei privati e delle grandi compagnie per rapporto a quella dello Stato.

Anche in questa fase difficile abbiamo assistito a critiche gratuite, fondate sul classico e comodo senno di poi, dei soliti partiti e dei loro portaborse, incapaci di lasciare da parte quell’istinto da avvoltoi nell’illusione di portare acqua e voti al proprio mulino. Ma nello stesso tempo, come d’incanto, e tutto ad un tratto, lo Stato da quasi nemico è ridiventato la gallina dalle uova d’oro, l’unica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi per cercare di salvare il salvabile.

È naturalmente giusto che sia così. Lo Stato è giustamente sollecitato e dovrà rispondere presente. La Svizzera, a differenza ad esempio dell’Italia che per la gioia dei sovranisti potrà essere salvata soltanto dai contributi dell’Europa, è finanziariamente solida e organizzativamente preparata. Dovrà e potrà sicuramente intervenire con misure mirate a sostegno della nostra economia e dei suoi cittadini. Non è tanto importante sapere adesso e subito quanti miliardi dovrà mettere sul tavolo, sicuramente molti, che andranno stanziati in funzione dei bisogni che il tempo ci indicherà. Bisognerà però fare in fretta per darsi delle regole che consentano di evitare sostegni a pioggia o di far beneficiare degli aiuti solo i soliti forti a scapito dei più deboli.

Potrebbe essere la rivincita del liberalismo sul liberismo, la riscoperta dei valori dello Stato forte e laico, non solo fondato sugli scambi globali, con poche regole, di capitali e merci, ma difensore dei diritti sociali, delle libertà individuali e dell’ambiente in funzione dei cambiamenti climatici. Il ritorno dello Stato di diritto liberale mai invadente e con meno pastoie burocratiche, ma con poteri separati autorevoli e credibili.

Uno Stato solidale, giusto ed equo che protegge i diritti dell’uomo e amplia quelli del cittadino e delle minoranze, che ha una visione della salute come diritto fondamentale garantito a tutti. Uno Stato che investe ancora di più nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione quali motori della crescita economica e garanti delle pari opportunità di partenza e della capacità dei singoli di assumersi comportamenti responsabili. Uno Stato, al di là del recente voto dei ticinesi, per nulla sussidiario, ma vero punto di riferimento, sia per le cittadine e i cittadini, sia per le imprese e le diverse organizzazioni private e pubbliche.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE