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Che bello nevica, ma niente baci!

Coronavirus: come minimo l'incertezza ci costringerà a rimanere vigili quanto alla possibilità di nuove sgradite sorprese!

3 marzo 2020
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Rieccoci: chi al lavoro, chi a scuola. E tutti a far sembrare che tutto funzioni come prima… Prima dello sbarco ufficiale del coronavirus nel nostro Paese. Ieri, poi, anche la meteo pareva dalla nostra. Già, perché, dopo mesi di siccità e caldo, è finalmente arrivata la neve. E chi se la ricordava più la ‘fioca’ che scende dal cielo anche in città? Tutto normale insomma: siamo ancora in inverno e in inverno è giusto che nevichi.

Ma intanto… intanto non possiamo più baciarci e neppure scambiarci una stretta di mano. È vero – lo diciamo con estremo rispetto – non muoiono poi più persone per il coronavirus che per una classica epidemia di influenza.

Dove sta la novità?

Dove sta allora la novità? Notiamo che, dopo i primi giorni di smarrimento per la quarantena imposta alle cittadine italiane, si stanno ora manifestando due tipi di ragionamenti. Semplificando al massimo, c’è chi vorrebbe convincere già da subito l’opinione pubblica che ‘adesso basta, piantiamola di lanciare messaggi allarmistici! L’economia fatica e ci stiamo facendo male da soli’. L’altra campana capisce il problema del vapore economico che fatica, ma, se commerci e scambi rallentano, capisce pure che è perché si devono per forza limitare i contatti per evitare di cadere dalla padella nella brace. Brace che potrebbe far saltare il sistema sanitario per pandemia fuori controllo. Mica lo vogliamo, o no? E nemmeno lo vorrebbe l’economia.

Fin qui sul da farsi ogni Stato ha deciso per sé. I dirimpettai dell’Alta Italia non sono tornati a scuola; qui da noi invece sono state messe al bando le manifestazioni con più di mille persone e le partite. E questo, solo per ora, visto che di giorno in giorno il menu delle misure a salvaguardia della salute si allunga. Si è infatti già passati da cose minime (come lo starnutire nel gomito) al non salutarsi in modo classico. Vedremo il seguito: la telenovela rischia in ogni caso di essere lunga.

Tutto tornerà come prima?

Ma, domanda, passato il Covid-19 tutto tornerà come prima? Molto probabilmente no, o meglio dipende... Ecco perché non è corretto dire a pochi giorni dall’allarme che non piace a nessuno ‘dài, smettiamola, non facciamo allarmismi, perché poi ne pagheremo tutti le conseguenze’. I commerci e gli spostamenti (per lavoro o per turismo), se il prossimo anno dovesse ripresentarsi una situazione più o meno analoga, ne risentiranno infatti di nuovo.

Il fattore incertezza

Sarà quindi in base al fattore incertezza che l’economia deciderà nei mesi e anni a venire se riorientare o meno le scelte di una produzione dislocata in questo o quel Paese o continente. Ad esempio, più sarà forte il dubbio di poter ottenere o meno per tempo determinate componenti prodotte in Cina, più si opterà per questa o quell’alternativa di produzione.

Nel nostro piccolo – mutatis mutandis – abbiamo già visto oltre 20 anni fa col rogo del Gottardo cosa significò restare fermi per mesi col tunnel autostradale chiuso malgrado si potesse usare il passo. Quel blocco fece riflettere alcuni attori della distribuzione facendoli optare per la via ferrata. Scelta che continuò anche dopo la riapertura del traforo autostradale.

Il Covid-19 come minimo ci costringerà (lo speriamo) a restare vigili quanto alla possibilità di nuove sgradite sorprese coronate e affini. Fatto che ovviamente non auspichiamo, ma la natura non la si comanda. Se invece, passata la paura e trovato il magico rimedio, si tornerà ‘tranquillamente’ alle vecchie – e non necessariamente sane – abitudini, siamo pronti a scommettere che ci ritroveremo a vivere il medesimo copione. Più prima che poi.

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