Distruzioni per l'uso

La naturalizzazione fra paternalismo e diffidenza

"Raggirare" vs. "responsabilizzare": quando si affrontano così diritti e socialità, si torna indietro di due secoli

(Wikimedia)
19 febbraio 2020
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“Raggirare” e “responsabilizzare”. Sta tutta in queste paroline qui – utilizzate in aula con gran sussiego civico – la giustificazione per la nuova norma sulle naturalizzazioni approvata martedì dal Gran Consiglio. Ne ricordo il contenuto ai distratti: per ottenere la cittadinanza svizzera si dovrà dimostrare che nei dieci anni precedenti alla domanda non si è goduto di prestazioni assistenziali o le si è pienamente rimborsate. Finora ci si limitava a tre anni, ma un lasso di tempo del genere “si presta purtroppo a raggirare facilmente, aspettare dieci anni magari fa sì che il richiedente si responsabilizzi di più” (così un deputato Plr). La maggioranza ha dato retta a un rapporto che fotocopiava semplicemente l’iniziativa leghista.

Da persona con un permesso C, spero di non dover mai chiedere assistenza allo Stato, se la premessa delle istituzioni è che uno le voglia “raggirare” e vada “responsabilizzato”. Diffidenza e paternalismo, insomma, come se gli stranieri fossero qui per approfittarsene e non fossero i primi a patire eventuali difficoltà economiche: ha vinto ancora una volta la narrazione leghista, col consueto coretto acritico da parte dei partiti ‘tradizionali’, sempre in gara a chi imita meglio l’originale.

Chi pensa che la storia non riguardi i ticinesi si sbaglia di grosso: perché la stessa diffidenza, lo stesso paternalismo li scontano ormai anche i leggendari patrizi di Corticiasca, quando si trovano ad attraversare un periodo di difficoltà. Lo sa bene chi ci è passato, ma anche chi ha provato a dar loro una mano, scontrandosi con ostacoli che ti fanno pensare: se li sapessero superare sarebbero amministratori delegati di Apple o Google, non persone in assistenza.

Ma oggi va così: se cadi fuori dal ridente carretto del lavoro e della produttività è automaticamente colpa tua. Qui conta il merito, bellezza, non è forse vero? Dimostralo, torna sul carro e ripaga il dovuto (ma chi ce la farà?). Col risultato che ancora una volta l’accesso ai diritti civili, sociali e politici – e quello di voto non è un dettaglio – vedrà favorito chi è giovane, forte e pieno di soldi da parte: suffragio censitario, come duecento anni fa. Bei tempi.

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