Commento

Clima: impegno dalla finanza alla nostra Scuola media

Alle parole devono finalmente seguire i fatti concreti

16 gennaio 2020
|

Difesa del clima, che sta succedendo? La notizia della vittoria degli attivisti di Losanna in tribunale – che ha fatto subito il giro del globo – sta creando scompiglio e dibattito. Ormai sul fronte ambientalista non si tratta più di rischiare (alla peggio) ‘solo’ una multa, manifestando negli atrii delle grandi banche con azioni tutto sommato simpatiche. L’assoluzione nell’affaire Cs/Federer, col riconoscimento dello stato di legittima necessità (art. 17 codice penale), definita a ragione storica, ha spinto altri attivisti a replicare subito la manifestazione in casa Ubs. Cosa farà ora l’istituto? Querelerà pure lui per violazione di domicilio? O preferirà attendere – visti i danni d’immagine già subiti dal Credit Suisse andato giuridicamente alla carica – che il ricorso inoltrato dalla procura vodese contro la sentenza del Tribunale distrettuale di Renens venga deciso in Appello? Appello al quale seguirà ancora un ricorso al Tribunale federale. Una strada lunga…

Ma lo scompiglio (come un sasso in piccionaia) ha raggiunto anche la giustizia. La sentenza ha già avviato una caccia alle streghe e spinto a verificare da che parte penda politicamente il giudice (unico) vodese. Pare che non sia né verde, né socialista, ma vicino al Plr e pare persino che non abbia mai manifestato particolari simpatie per la causa verde. Una critica politica non dovrebbe quindi decollare. Ciò ci rincuora, perché permette di discutere più serenamente sui cambiamenti. Ma, come detto, ci saranno ancora gli appelli. Altri giudici saranno chiamati a dirimere non tanto la questione se il clima e con esso l’ambiente in cui viviamo sia un bene da proteggere giuridicamente e se esiste uno stato di necessità climatico, quanto piuttosto se il danno (causato da taluni investimenti bancari) sia evitabile, nel caso concreto, solo attraverso l’occupazione di spazi privati. Per ora – è la tesi losannese di primo grado – parrebbe di sì, quindi: impunità e (di conseguenza) luce verde ad altre manifestazioni analoghe.

Ecco cosa fare in concreto

Visti i lunghi tempi in cammino verso Mon Repos per ottenere una decisione definitiva che faccia giurisprudenza, alle banche cosa resta da fare oltre al possibile ricorso? Molto. Ad esempio interrogarsi soprattutto sul loro ruolo proprio sul fronte contestato, ossia quello degli investimenti da promuovere e quelli da mettere al bando, comunicando – se c’è davvero – la loro eventuale svolta pro ambiente. Svolta che potrebbe anche venir premiata dagli investitori. Pure da quelli che si muovono anche solo per interesse, perché vedono che ora sono quelle le azioni e i fondi che tirano (= che rendono). Una svolta che potrebbe estendersi anche agli investimenti delle casse pensioni, a certi modi di fare azienda, alle multinazionali, alle amministrazioni pubbliche. Viste le tante e diversificate fonti di informazione aperte al pubblico, con al centro la questione (delicata) della credibilità, la pressione sarà crescente su chi scarica (e qui sta il nodo reale) costi sull’ambiente e sulle generazioni future.

Un aspetto molto contagioso a tutti i livelli. Oggi ne riferiamo anche in pagina di Bellinzona con studenti delle medie che vengono sensibilizzati in aula all’emergenza climatica, ma poi l’istituto organizza una gita a Berna a Palazzo federale (a due passi dalla stazione) col bus. Alcuni di loro ci hanno comunicato la loro incomprensione, che è anche la nostra. L’invito è quello di discuterne a fondo coi docenti. Alle parole – in un dibattito civile e rispettoso delle parti – devono seguire i fatti. Fatti che potrebbero fare la differenza e risvegliare un sistema per interrogarsi sulla sostenibilità della sua macchina economica. Una questione tanto affascinante quanto gigantesca.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE