Commento

Lugano, il clima e il temporale

L’argomento clima, con le elezioni federali imminenti, ha generato una miscela esplosiva che, però, ha faticosamente partorito un compromesso soddisfacente

9 ottobre 2019
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Inserire l’argomento clima all’ordine del giorno del Consiglio comunale di Lugano, con le elezioni federali imminenti e le classiche contrapposizioni politico-ideologiche ha generato una miscela esplosiva che però, nonostante tuoni e fulmini, ha faticosamente partorito un compromesso tutto sommato soddisfacente. La città in riva al Ceresio è la prima a livello a cantonale a adottare la risoluzione che riconosce l’emergenza climatica, seppur annacquata dall’obbligo di tener conto delle sue conseguenze ambientali, sociali ed economico-finanziarie. Diciamo subito che non impone alcun vincolo. Si tratta di un impegno generico ad assumere una serie di misure concrete volte a ridurre l’impatto del cambiamento climatico in atto. Cosa che peraltro la Città sta già facendo da anni.

Una risoluzione, quella presentata dal gruppo Ps-Pc e Verdi, che ha spiazzato e messo parecchio in difficoltà il legislativo cittadino. Sì, perché le resistenze non sono mancate. Fra proposte di rinvio, un paio di sospensioni della seduta, emendamenti vari e perfino una richiesta di voto segreto (come se fosse una questione di fede), lunedì sera al Palazzo dei Congressi se ne sono sentite davvero di tutti i colori. Non è andata in scena una buona lezione di civica come forse avrebbero immaginato i giovani attivisti e i genitori presenti che alla fine si sono detti comunque soddisfatti del testo votato dalla maggioranza, anche se sorpresi e impressionati negativamente da quanto successo durante il Consiglio comunale. Nemmeno il Municipio si è tirato indietro snocciolando la sua proposta di risoluzione soltanto verso la fine della seduta dopo la presentazione della sua strategia, tutt’altro che insignificante, da parte del funzionario designato.

Mai mi era capitato di assistere a una confusione del genere in Consiglio comunale a Lugano. Una confusione figlia dell’mprovvisazione su un tema di cui si parla da decenni e che è diventato di stringente attualità negli ultimi tempi. Una confusione generata anche dall’urgenza di voler affrontare l’argomento senza concedere il tempo necessario per digerirlo e per valutarne attentamente l’impatto e le sue implicazioni. Sarebbe stato meglio, molto meglio, che i capigruppo (escluso il Ps), invece di protestare e di fare ogni genere di obiezione, avessero chiesto il rinvio della trattanda a un’altra seduta, non semplicemente limitarsi a rifiutare di anticiparla all’inizio dell’ordine del giorno. E non si capisce perché non l’abbiano fatto. Si è preferito attendere la tarda serata quando sono emerse una serie di perplessità, peraltro giustificate, richieste di emendare le due risoluzioni e interventi di natura politica. Ora, il compromesso dovrà superare l’esame della Sezione enti locali, alla quale il gruppo Udc ha inoltrato una segnalazione per verificare la conformità alla Legge organica comunale della procedura scelta per giungere al testo definitivo.

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