Commento

Dopo Bolton, ancora Trump: un presidente che non sa cosa vuole

La Casa Bianca ha fatto bene ad allontanare quel pericoloso falco del consigliere per la sicurezza nazionale. Ma da qui a trovare soluzioni serie, ce ne passa

12 settembre 2019
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Questa volta Donald Trump ha fatto bene. John Bolton – il consigliere per la sicurezza nazionale che martedì si è preso il consueto ‘mena via’ su Twitter – era un soggetto pericoloso. Apparteneva alla Washington di Bush Junior, quella del ‘regime change’ e dell’‘esportiamo la democrazia’: squinternate teorie che all’epoca uscirono dai campus per invadere il Medio Oriente, coi risultati che sappiamo. E che ora rischiavano di riprendersi il Pentagono, come mostrano alcuni episodi recenti: a giugno si arrivò a tanto così da un attacco aereo contro l’Iran, fu Trump a fermare il piano di Bolton. L’opzione militare gli piaceva anche per la Corea del Nord, tanto che mentre a giugno il presidente incontrava Kim Jong-un, il consigliere fu mandato in Mongolia per evitare danni. “Se fosse per John, saremmo già in tre o quattro guerre”, scherzava The Donald.

Il problema è che Trump non sa cosa vuole. Altrimenti non avrebbe chiamato ad assisterlo un falco atlantista così lontano dai suoi sogni di ‘America first’ – leggi: isolazionismo –, scelto peraltro solo per averlo visto su Fox News. La politica estera presidenziale è una miscela di sparate garrule e aspirazioni irreali, tanto da ricordare i discorsi di quelle miss che fingono di anelare alla pace nel mondo, in costume da bagno. E se il grilletto facile non è un’alternativa auspicabile, nemmeno ci si può illudere che le strette di mano con Kim o i piani del genero Kushner per la Palestina possano portare a qualcosa. Paradossalmente, Bolton paga per le poche cose buone che ha fatto: fermare un surreale accordo coi Talebani per la pace in Afghanistan, evitare un ritiro dalla Siria che avrebbe consegnato i Curdi al massacro. Altre proposte ben più sconsiderate, come la cancellazione degli accordi con l’Iran, erano invece state approvate dalla Casa Bianca senza esitazioni.

Non è ancora chiaro cosa succederà ora. Dati i metodi di selezione del personale, il prossimo consigliere potrebbe essere grosso modo chiunque: il blando incaricato ad interim Charles Kupperman, un generale di lungo corso come Keith Kellogg, il rappresentante speciale per l’Iran Brian Hook, il responsabile per l’‘operazione fascino’ in Corea Stephen Biegun. Manca solo Kissinger.

Ma cambia qualcosa? Trump ha già detto diverse volte che gli unici consigli dei quali si fida sono quelli che si dispensa da solo. “Vogliamo una farfalla, non un bruco con il rossetto”, era solito dire Bolton per richiamare alla realtà gli interlocutori più avvezzi all’illusionismo. Con Trump non ha funzionato, anche perché Bolton stesso era ipnotizzato da irreali velleità militariste. Ma anche se lui non ci mancherà, i problemi restano. E di farfalle in giro se ne vedono poche.

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