Commento

Microplastiche e salute: riprendiamo in mano il volante

Visto che ci sono già i primi (seppur lievi) rischi per la salute, che non si tiri dritto con qualche correzioncina. Cerchiamo fin d’ora alternative valide, basta freno-gas-freno!

23 agosto 2019
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Non so per voi, ma per me la notizia dello studio Oms sulle microplastiche – che non poteva non attirare l’attenzione, visto che ormai ce le troviamo nolens volens nel piatto e c’è chi chiede di mettere viepiù la plastica al bando – così come è stata data giovedì, anziché fare chiarezza, ha alimentato oltre dubbi e incertezze. Intendiamoci, la colpa non è del giornalista che ha riferito dello studio.

No, la sgradevole sensazione è piuttosto dovuta al fatto che, da un lato, chi è preposto all’alta vigilanza sul piano mondiale rassicura (‘i livelli attuali di microplastiche presenti nell’acqua potabile non rappresentano ancora un pericolo per la salute’), salvo poi dirci che sussiste comunque un rischio ‘debole’ per la nostra salute. Freno e (moderato) gas. E allora che si fa? Si aspetta?

La notizia dell’Oms

Leggiamo assieme la notizia (riprendendola dal sito Rsi): “L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene che i livelli attuali di microplastiche presenti nell’acqua potabile non rappresentino ancora un pericolo per la salute, ma gli esperti restano comunque prudenti in ottica futura”.

L’Oms, in un suo rapporto diffuso giovedì, presenta la sintesi delle ultime conoscenze sulle microplastiche nell’acqua da rubinetto e nell’acqua in bottiglia e sui suoi effetti sulla salute umana. “Il messaggio chiave mira a rassicurare i consumatori di acqua potabile del mondo intero. Stando a questa valutazione, riteniamo che il rischio sia debole”, ha dichiarato il coordinatore dell’Unità acqua, igiene e salute dell’Oms. Quest’ultima insiste sul fatto che i dati sulla presenza di microplastiche nell’acqua potabile siano per il momento limitati, con pochi studi affidabili e soprattutto difficilmente paragonabili tra loro. Aspetto questo che rende difficile l’analisi dei risultati. La verifica dei rischi per la salute legati alle microplastiche si fonda essenzialmente su tre aspetti: il rischio d’ingestione, i rischi chimici e quelli derivanti dalla presenza di batteri agglomerati (biofilm).

E se sommassimo tutti i rischi di esposizione a dosi minime?

Riassumiamo: possiamo dire che attualmente il rischio per la nostra salute non è elevato, pero c’è. E allora chiediamoci: ma, se sommassimo il rischio microplastiche con altri rischi altrettanto, se non più preoccupanti, coi quali conviviamo da anni (per esempio diserbanti, inquinamento atmosferico, elettrosmog, conservanti e via dicendo), ci sarebbe qualche scienziato che possa dirci qualcosa di concreto sull’impatto sulla nostra salute? Costantemente ci vien spiegato che questa o quella sostanza singola, pur essendo nociva non lo è se siamo esposti al di sotto di un certo livello. Ma sommando tutti quei livelli di (comunque) esposizione a dosi minime di nocività, qualche dubbio, signori, è legittimo averlo.

E quando il dietrofront (disinquinare) sarà impossibile?

Torniamo allo studio: si dice che i livelli attuali non rappresentino per ora un rischio per la salute. Bene! Ma un domani (un domani quando?) potrebbero quindi rappresentare un rischio. E allora suona stonata la seguente frase: “Il messaggio chiave mira a rassicurare i consumatori di acqua potabile del mondo intero”. Sì, rassicurare oggi. Ma di cosa si può esser sicuri, se non sappiamo fino a quando il rischio rimarrà ‘debole’ e a partire da quando non lo sarà più? E in quest’ultimo caso – chiediamoci – a quel dolente punto sarà ancora possibile un dietrofront? Cioè ‘disinquinare’ l’ambiente? Il rapporto dovrebbe francamente veicolare un altro (utile) messaggio: microplastiche, ci sono già i primi (seppur lievi) rischi per la salute. Che non si tiri dritto con qualche correzioncina. Cerchiamo fin d’ora alternative valide. Insomma, basta freno-gas-freno. Riprendiamo in mano il volante.

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