Commento

Matteo (Salvini, Renzi, l'evangelista) e il gregge

Quelle incursioni di Salvini che, ipnotizzando i cattolici, hanno incrinato il prezioso perno della laicità dello stato. Ma chi rappresenta e difende davvero chiesa e vangeli?

Keystone
21 agosto 2019
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Il tema (meglio il nodo) dell’utilizzo dei simboli religiosi in politica è di nuovo tornato alla ribalta martedì a Roma. Precisamente nel corso del dibattito che ha portato il premier Giuseppe Conte a rassegnare le dimissioni al presidente Sergio Mattarella. Mettendo tardivamente (!) il dito nella piaga (anche) contro questo aspetto, Conte ha rimproverato all’ex-partner di governo Matteo Salvini l’accostamento dei simboli religiosi (crocifisso e rosario) all’azione politica. Simboli recepiti dall’elettorato come se lui, Salvini, nel suo operato fosse ispirato direttamente da dio o dalla verità rivelata, come se le sue decisioni politiche fossero sempre in perfetta armonia con i dettami della chiesa (ovviamente) cattolica romana.

Ma come può agire in nome della Chiesa un politico che ha di fatto seminato odio e divisioni? Un politico che si è distinto per la volontà di chiusura totale nei confronti dei più deboli, quando non hanno lo stesso colore della sua pelle? Un ministro che, dal punto di vista istituzionale, ha mescolato lavoro politico e religione, quando la miglior garanzia nella cabina di pilotaggio di uno Stato moderno è un’azione laica, che non faccia distinzioni fondate sul diverso credo religioso fra cittadini?

Incursioni che incrinano il perno della laicità dello Stato

Seppure oltre il novantesimo, martedì a Montecitorio sono arrivate alcune risposte (colpi di fioretto e sciabola ben assestati), con un Giuseppe Conte risvegliatosi da lunga letargia che ha ricordato ai deputati, ma anche all’Italia tutta, come simili incursioni incrinino proprio il principio di laicità dello Stato, uno dei perni su cui girano le moderne democrazie.

Anche l’altro Matteo dai banchi dell’opposizione ha invitato Salvini – se proprio crede e si ispira ai testi sacri – a rispolverare il vangelo di (e tris!) un altro Matteo e a leggere quanto sta scritto al versetto 25 (‘avevo fame mi avete dato da mangiare, avevo sete mi avete dato da bere, ero nudo…). In aula non è neppure mancato chi, come il senatore Morra (presidente 5 stelle dell’Antimafia), ha ricordato che in Calabria ‘ostentare il rosario, votarsi alla Madonna, dove c’è il santuario cui la ‘ndrangheta si è consegnata, significa mandare messaggi che uomini di Stato, specie ministri degli Interni, devono ben guardarsi dal mandare’. E ha poi aggiunto: ‘Salvini l’ha fatto per ignoranza, quindi padre perdona perché non sapeva quello che faceva’.

Cattolici ipnotizzati da Salvini

Comunque sia, un simile comportamento pone un problema di fondo: per mesi e mesi, la propaganda salviniana ha esercitato un profondo effetto ipnotico su parte dell’elettorato cattolico italiano. Grazie al mix di temi tipicamente sovranisti, l’ex-ministro leghista è stato recepito da molti come il solo paladino degli interessi nazionali e un certo numero di credenti lo ha viepiù considerato come il difensore dell’identità cattolica. Un elettorato che si è lasciato convincere dal verbo di Salvini, pur in rotta di collisione con la predicazione di Papa Bergoglio in tema di accoglienza e di necessità evangelica di apertura nei confronti dei migranti.

Dal crocifiggilo alle leggi razziali

Padre Sorge (già direttore di Civiltà cattolica) in un’intervista dello scorso luglio a Repubblica ebbe a dire: ‘Anche nella Chiesa cattolica, quando un politico cita la Madonna o Gesù, c’è chi dice: è arrivato un santo. A un credente maturo certe cose fanno ridere, perché è chiaro che chiedere la benedizione della Madonna per farsi giustizia da soli è una bestemmia. Ma molti faticano ad andare in profondità, restano alla superficie e ritengono certe prese di posizione legittime’. Già, e poi la stoccata volgendo lo sguardo al passato: ‘Putroppo non è così. È una storia antica: anche davanti a Gesù, nonostante i miracoli, in tanti gridarono: ‘Crocifiggilo’. È un po’ quanto, ripeto, accadde col fascismo. C’erano le leggi razziste ingiuste e disumane, eppure molti preti e credenti sfilavano coi loro gagliardetti’. E ancora, tanto per essere ancora più esplicito, ‘Un politico – sempre a detta di Sorge – può invocare la Madonna. Ma bestemmia se le chiede di benedire i porti chiusi, la licenza di sparare, la tassa a chi fa il bene, la multa per ogni naufrago salvato’.

Morale della favola: diffidare da quei politici che dicono esplicitamente e spesso di agire in nome di dio. Lo ripetiamo: la miglior garanzia per il rispetto di tutti, indipendentemente dal credo, dalla provenienza e dal colore della pelle, sono le garanzie offerte da uno Stato laico. E, morale bis, che la chiesa resti vigile (anche qui a livello locale) quando si manifestano derive da parte di chi dagli scranni della politica, per incassare dividendi politici, vorrebbe insegnare anche ai sacerdoti e alle (smarrite) greggi cosa sta scritto nelle sacre scritture.

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