Distruzioni per l'uso

Salvini, i missili e il buffo leghismo delle povere vittime

Per conciliare ribellismo e potere, la Lega – anche quella de' noantri - la butta sul ridicolo “ce l’hanno tutti con me”

Role model (Keystone)
20 luglio 2019
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Quando combino una delle mie sesquipedali boiate – cosa che invero ricorre con inquietante frequenza –, reagisco ai rimproveri della mia compagna con la stessa maturità di un seienne: faccio il muso, piagnucolo, balbetto che sono stato frainteso e che insomma, ce l’avete tutti con me; e comunque “sei tu quella che si arrabbia sempre, io ti voglio solo un gran bene”. A volte lo faccio quasi inconsciamente, ma se per un attimo mi osservo da fuori mi tocca riconoscere la verità: non sono altro che un ipocrita manipolatore, disposto a tutto pur di averla vinta, o quantomeno ottenere una pretesca assoluzione. Se qualche malcapitato mi vedesse, potrebbe legittimamente scambiarmi per uno spin doctor leghista.

In fondo sta tutta qui, la modulazione di frequenza di Salvini in collezione primavera-estate. Lo si era già visto con le decisioni della giustizia sul caso di Carola Rackete, la “sbruffoncella”, la “fuorilegge” alla quale è stato riconosciuto il diritto di fare sbarcare il suo carico di vite stremate. Mica è il ministro dell’Interno il cattivo che cerca di speronare i malcapitati – ci mancherebbe: “bacioni” –, semmai è la magistratura che si allinea alle pretese di quelle élite che lo odiano, che non vogliono capire come lui agisca solo per il bene degli italiani (che cosa gliene venga davvero, agli italiani, da un sistema che trasforma i migranti in criminali resta da capire; ma “io l’ho fatto per il tuo bene, amore”: un classico). Stesso ritornello con l’Europa: sono anni che la mena come un marito ubriaco, ma se poi si trova chiuso fuori dai negoziati che ne decideranno gli equilibri di potere, è colpa di Bruxelles che ce l’ha con l’Italia. Quanto al fatto di sedersi a tavola con dei loschi finanziatori russi, mica si potrà pretendere che ne risponda al Parlamento: è la solita campagna diffamatoria organizzata dal Piddì. Ma il capolavoro assoluto, l’acuto perfetto del tenore passivo-aggressivo, è arrivato con la confusa storia dell’arsenale che alcuni intrallazzoni stavano cercando di vendere a qualche neonazista. Dopo una giornata di silenzio imbarazzante – c’è da chiedersi cosa sarebbe successo se nel giro fossero finiti dei musulmani – Salvini ha tirato fuori la più funambolica delle trovate: “Con quel missile volevano uccidere me”. Con un missile aria-aria, nota bene, peraltro senza testata: va bene che gli asini volano, ma insomma.

Messe in fila così, sembrano tutte cose da gente al decimo bianchino. Ma se si uniscono meglio i puntini, l’immagine che appare risulta più lucida: è quella del più potente rappresentante di governo in Italia, che dopo avere sistematicamente cavalcato ogni forma di ribellismo anti-istituzionale si trova a fare i conti col fatto che oggi è lui, l’istituzione. E se la gioca come faccio io quando mi dimentico di innaffiare le piante. Lo spiega bene Luca Sofri: “La Lega e il leghismo hanno spostato il loro lavoro di propaganda sul vittimismo: essendo oggi potere, maggioranza, pensiero diffuso, non possono più spacciarsi per Davide all’attacco contro i Golia del potere cattivo, e allora si disegnano Golia buono e sostenuto dal ‘popolo’ che è attaccato da subdole minoranze elitarie e potenti”. Sicché, ogni volta che si sbatte il muso sulla realtà, tocca puntare su “simulazioni di fallo e tuffi in area di rigore con urla infantili e posticce di dolore, come da istruzioni dell’allenatore (‘appena sei in area, buttati’), e l’arbitro spesso ci casca”.

Dato il successo sui campi italiani, non stupisce che gli stessi tuffi ricorrano fin troppo stesso anche nel nostro, di praticello (del Grütli, ça va sans dire). Così, la narrazione nostrana è costruita ad arte per presentare la Lega – e oltre Gottardo l’Udc – come paladina del popolo assediata dai cattivi delle élite: gli “euroturbo”, “gli spalancatori di frontiere”, i “multikulti”, colleghi al governo e nemici in piazza. Magari, prima o poi, la contraddizione diventerà troppo evidente per risultare difendibile. Nel frattempo piagnucolare funziona: a casa mia no, ma là fuori alla grande.

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