Commento

Basta palazzi senza verde, viva gli orti condivisi!

Permettiamo alla popolazione di condividere aree verdi di svago e socializzazione seguendo i ritmi delle stagioni

Dida: l'esempio di Chiasso fra orti comunali e scolastici
18 luglio 2019
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Viviamo in città col verde che si riduce sempre più. Al posto dei prati spuntano palazzi e, a dar retta ai costi bassissimi delle ipoteche, non ci facciamo illusioni: il trend può continuare ancora per qualche anno. Siamo ormai giunti al controsenso che fra poco, lasciare i soldi (i risparmi!) in banca potrebbe costare. Bisognerà pagare le banche per tenerceli al sicuro… Torneremo a tenerli sotto il materasso, o riempiremo cassette di sicurezza? Vedremo. Intanto, mentre i palazzi (di buono e cattivo gusto) proliferano, a mancare (e lo si vede!) è una pianificazione del territorio capace di disegnare anche spazi verdi per la comunità. Quelli che già ci sono – visto che chi costruisce sfrutta al massimo il terreno anche quando edifica interi quartieri, limitando il verde a strisce minime che non servono a nulla – vengono presi d’assalto. Sono spazi comuni quali giardinetti, angoli di prato residuo, greti dei fiumi, piazze, piazzette. Nel Bellinzonese, regione che ha visto crescere non poco la frenesia edilizia trasferitasi qui dall’ormai inavvicinabile (per via dei prezzi) Luganese, basta vedere quante persone durante il fine settimana, o la sera d’estate, scelgono quel paio di parchi gioco un po’ particolari che permettono di godere un attimo di tranquillità, mentre i figli si sfogano. Andate, ad esempio, a dare un’occhiatina a quello di Bellinzona nord, accanto al gattile. Oltre ai giochi, i tavoli di sasso e le griglie per le costine sono sempre contesissimi. Stessa musica al parco giochi di Arbedo, pure dotato di griglie. Per non parlare della spiaggetta in riva alla Moesa. Simili aree di svago/sfogo sono sempre più ricercate e sarà veramente un bene quando verrà sistemata la preziosa golena del fiume Ticino.

L’alternativa per chi ha figli e non ha una casa col giardino, ossia per una buona parte della popolazione, è chiudersi nel proprio appartamento e attaccarsi alla tv o al telefonino. Non ci stupiamo quindi se i dati dell’Ufficio di statistica non fanno altro che confermare il tanto tempo (più di due ore al giorno davanti alla sola tele) che passiamo inchiodati al grande schermo. In Ticino, rispetto ai confederati, i ragazzini sotto i 14 anni hanno persino aumentato i minuti ‘televisivi’: dai 64 del 2013 si è passati agli 81 del 2018. Eppure, da noi, il bel tempo e la natura dovrebbero permetterci/spingerci a uscire.

Le notizie che registriamo ci dicono che là dove sono stati compiuti errori/orrori edilizi (che sarebbe opportuno non ripetere qui da noi) si stanno ora affermando trend di riscoperta della natura. Il verde spunta un po’ dappertutto, persino dagli orti ai centri delle rotonde. A Milano – stava scritto ieri su Repubblica – sotto il titolo (che caso!) ‘L’età dell’oro per il mattone’, ve n’era un altro: ‘Agricoltori metropolitani’. Un reportage che dipinge una città con sempre più voglia di orti: A Milano è un fiorire di microspazi assegnati dai municipi o di grandi orti condivisi su iniziativa pure privata. Orti che sono la passione non solo dei nonni, ma anche di intere famiglie.

Bello! Perché non cogliere la palla al balzo e lanciare anche da noi una simile iniziativa, magari coordinata dai Comuni. Ovvero: riservare aree verdi a orti per consentire ad una parte della popolazione di avere spazi di svago e di socializzazione di qualità e condividere esperienze per taluni del tutto nuove, capaci di mettere in relazione persone di estrazione ed età diverse, di seguire i ritmi delle stagioni, di rilassarsi, di bilanciare i ritmi della settimana con la pace della natura, di vivere in parte anche minima con quello che si produce. E anche di non passare parte della giornata libera incollati ad uno schermo, schermetto o schermino.

Un sogno di mezza estate, il nostro? Chissà…

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