Commento

Lugano, aeroporto al bivio: o si salva o si chiude

Mentre tira aria di referendum, Città e Cantone propongono un piano di rilancio basato sul Masterplan dell’Università di San Gallo

24 maggio 2019
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Il volo verso “Ticino Airport” si prospetta tortuoso e pieno di insidie. All’orizzonte, c’è il rischio che venga a mancare la benzina. Dopo decenni di tentennamenti, Palazzo delle Orsoline ha deciso (a maggioranza) di proporre al Gran Consiglio l’aumento della partecipazione azionaria dal 12,5 al 40% in Lugano Airport Sa che ha chiuso i conti (anche) nel 2018 in cifre rosse. Appare quasi una cantonalizzazione dello scalo di Agno anche se ieri il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha detto che da Palazzo delle Orsoline non saranno finanziati investimenti immobiliari. Se in Consiglio comunale a Lugano i numeri per far passare la ricapitalizzazione e il rilancio dell’infrastruttura ci sono dopo la presentazione del Masterplan, in parlamento a Bellinzona non appare così scontata l’approvazione del credito di poco più di tre milioni di franchi. Sarà una battaglia e una partita che giocheremo fino in fondo, ha preannunciato il sindaco di Lugano Marco Borradori all’assemblea dell’Aspasi.

Però, dietro l’angolo si profila minaccioso il lancio di un referendum, per la riuscita del quale la raccolta di firme non dovrebbe essere un grosso problema. Un referendum evocato da Mps, Ps e Verdi che crea una certa inquietudine fra i fautori dello scalo. Eppure a Zurigo, Berna e Ginevra la popolazione si è espressa in passato a favore dell’infrastruttura. E gli argomenti per il rilancio di Agno sono parecchi e sulla carta inattaccabili, anche se difficilmente digeribili essendo basati su un Masterplan che fornisce un percorso e una proiezione ma poche certezze. Basteranno per convincere la ‘pancia’ della popolazione ticinese, soprattutto quella che risiede nel Sopraceneri e si sente meno coinvolta nella questione che fino a poco tempo fa anche il Cantone ha lasciato solo a Lugano?

Inoltre, c’è chi dice che, con l’apertura della galleria ferroviaria del Monte Ceneri alla fine dell’anno prossimo, volare tra Lugano e Zurigo diventerà meno conveniente (finanziariamente e come tempo di percorrenza). Secondo alcuni, la Swiss ha già diminuito la capa­cità sulla tratta Lugano-Zurigo e le Ffs starebbero riflettendo su un collegamento su binario Lugano-Kloten. Dall’altra parte, si ribatte che le due offerte resterebbero in ogni caso complementari, AlpTransit si fermerà a Lugano e l’aeroporto di Agno, oltre a impiegare trecento dipendenti altamente qualificati, genera ricadute economiche nel turismo, nel commercio e nei settori bancario e assicurativo. L’investimento complessivo a carico dell’erario pubblico è in fondo ‘solo’ di 16 milioni di franchi. Tutti questi aspetti positivi sono certificati dallo studio degli specialisti dell’Università di San Gallo. Difficile mettere in dubbio il valore aggiunto, non solo per il Luganese, della presenza dello scalo sul territorio. Tuttavia, le vicissitudini e i travagli che ha vissuto l’aeroporto negli ultimi anni (basti ricordare il fallimento di Darwin Airline a fine 2017) hanno purtroppo dato un’immagine e una percezione negativa alla popolazione.

Il fatto che, dopo decenni di discussioni, si torni a parlare di allungamento della pista come uno degli elementi su cui puntare per il rilancio consentendo l’atterraggio anche ai Jet regional di 100 posti, ma solo a partire dal 2031, potrebbe essere percepito male dall’opinione pubblica. Non solo. Il messaggio che parla di ritorno alle cifre nere soltanto dopo il 2030 non contribuirà certo a portare acqua al molino dei sostenitori.

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