Commento

Frontalieri: una proposta indecente!

Abiti in Svizzera e non trovi lavoro? Fai il frontaliere al contrario e vai a cercarlo in Germania!

8 maggio 2019
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Ormai lo sappiamo: il tema dei frontalieri da anni è un Leitmotiv politico. Sull’argomento c’è chi ha costruito la propria fortuna politica (i partiti di destra) e chi la propria fortuna economica. Certi settori, si diceva un tempo, se non ci fossero i frontalieri non troverebbero manodopera indigena. E, visto che qui da noi taluni lavori non vuole farli più nessuno, li fa chi è meno fortunato o più ‘affamato’ di noi. Quindi, viva i frontalieri nell’edilizia, nelle case per anziani, negli ospedali a fare ovviamente lavori umili. Poi, complice la libera circolazione, è arrivata una nuova stagione e l’economia privata si è accorta che poteva anche pagare un po’ meno la manodopera, e così si è iniziato a sostituire con un frontaliere anche qualche residente. Ben presto ci si è resi conto che un numero di posti di lavoro prima occupati da chi viveva e spendeva qui (contribuendo alla creazione della nostra ricchezza) è stato offerto a chi guadagna qui ma spende altrove (lasciandoci un po’ di tasse alla fonte). E, siccome altrove il frontaliere ha un costo più basso della vita, può anche accettare un salario inferiore. Così il numero dei frontalieri – soprattutto nei cantoni di frontiera – è schizzato alle stelle (anche perché le misure d’accompagnamento hanno accompagnato poco o niente). Poi, come si sa, quando il fenomeno monta, è più difficile, se non impossibile fare le dovute distinzioni. Anche perché è un dato di fatto che i frontalieri fanno una vitaccia, alzandosi molto presto al mattino, accettando salari e condizioni di lavoro non sempre dignitose e compiendo, come detto, lavori che in parte noi non faremmo mai.

Ieri a questo problematico persistente quadro, si è aggiunto un nuovo tassello. A Basilea Città, l’Ufficio cantonale del lavoro – scrive l’Ats – ha inviato una lettera con cui si invitano i disoccupati over 50 anni a trovarsi un lavoro in Germania, facendo in sostanza il frontaliere al contrario. Però, che idea geniale! Concedeteci almeno l’ironia… La lettera, portata a conoscenza dal ‘Blick’, invita i senza lavoro basilesi a un incontro informativo sul tema. La missiva è intitolata (non sa di beffa?) ‘Abitare in Svizzera – Lavorare come frontaliere in Germania’. A riceverla è stato per esempio uno spedizioniere 53enne da tempo alla ricerca di un nuovo impiego che, in luglio, rischia di dover abbandonare la disoccupazione per rivolgersi all’assistenza. Inutile dire della delusione di chi qui vive, di chi qui si è formato e qui ha vita e affetti quando si ritrova a essere invitato da un servizio dello Stato a guardare oltre confine per cercare un posto di lavoro. Già perché il disoccupato ben sa che quotidianamente migliaia di lavoratori della vicina Germania approdano in Svizzera e occupano posti di lavoro che potrebbero invece interessare lui. Sempre contattato dal ‘Blick’, l’Ufficio cantonale dell’economia e del lavoro (Amt für Wirtschaft und Arbeit) sottolinea che la cooperazione transfrontaliera ha una lunga tradizione sul locale mercato del lavoro. Quello descritto nella lettera, replicano gli addetti ai lavori, “è un evento informativo rivolto alle persone in cerca di lavoro interessate ad ampliare la loro conoscenza del mercato del lavoro tedesco, su base volontaria”. Non vengono proposti direttamente impieghi e non vi è alcun obbligo. Permetteteci una domanda semplice semplice: ma i funzionari autori della proposta (indecente) si sono almeno accorti del boomerang politico e sociale? Che si impegnino piuttosto nel recuperare fra le ditte della zona il valore della responsabilità sociale delle aziende. O che trovino qualche idea forte per favorire chi dei datori di lavoro è pronto a rispettarla. O che se ne vadano loro (i funzionari) in Germania.

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