Commento

Un pezzo di Parigi, un pezzo di noi

Quando se ne va un simbolo che ha attraversato tanti secoli se ne va un pezzetto di noi, delle nostre radici

16 aprile 2019
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Notre Dame distrutta! Avremmo tanto voluto fosse un brutto film trasmesso per sbaglio e invece no: è cruda, drammatica e tristissima realtà.

Tutti conosciamo la straordinaria cattedrale di Parigi, divorata ieri sera dalle fiamme sotto i nostri occhi.
Occhi increduli e pieni di commozione, mentre guardavano le immagine dei pompieri che – invano – tentavano di lanciare acqua con pompe dai getti mai sufficientemente lunghi e mentre la prima guglia cadeva e ci lasciava definitivamente senza parole. Il suo destino appariva segnato.

Troppo bella e (purtroppo) troppo preziosa e anche troppo centrale per poter tentare di spegnere le fiamme dall’alto con i Canadair senza fare altri disastri.

Chi di noi non l’ha studiata sui libri di storia? Quante volte mi sono immaginato l’incoronazione di Napoleone Bonaparte a imperatore fra le sue spesse mura e sotto la sua altissima volta? Per non parlare della massima espressione artistica gotica in essa contenuta. Secoli e secoli di lavoro umano e di arte dietro ogni sua pietra.

Un patrimonio dell’Umanità che ha pure ispirato e spinto tanti scrittori a inventare pagine celeberrime. Primo fra tutti Victor Hugo, con il suo deforme campanaro Quasimodo e la bella Esmeralda nel romanzo che, proprio della grande cattedrale, porta il nome.

Notre Dame, un simbolo di Parigi e della cristianità che ieri sera, all’ora di cena, ora dopo ora, è in gran parte crollato in diretta tivù, mentre qualcuno di noi, proprio davanti al piccolo schermo, si preparava per seguire il discorso ai francesi del presidente Emmanuel Macron sulle attese risposte alle richieste dei gilet gialli. E invece delle risposte a una Francia in profonda crisi, dissanguata dalle continue proteste di strada, è arrivato l’inimmaginabile disastro con il colpo al cuore di Parigi. Una tempistica davvero crudele.

Pensando ai simboli divorati dalle fiamme, che hanno profondamente sconvolto l’Occidente e il globo, la nostra memoria va evidentemente alle Torri Gemelle. Un ricordo che torna alla mente, anche se l’11 di settembre 2001 fu tutto diverso e ad attaccare i due grattacieli furono aerei dirottati da terroristi e vi furono migliaia di morti, mentre a Parigi ancora non si sa esattamente cosa abbia generato il rogo (si ipotizzano lavori di restauro, l’inchiesta chiarirà) e di morti e feriti (per fortuna) non ve ne sono.

In entrambi i casi però, l’impatto emotivo per l’immaginario collettivo è stato e sarà enorme. Quando se ne va un simbolo, che ha attraversato tanti secoli, se ne va anche un pezzetto di noi, delle nostre radici, della nostra cultura e di un’identità bella che quella chiesa contribuiva a forgiare.

Mentre le fiamme stanno ancora mangiandosi la cattedrale, gli specialisti già si stanno dividendo fra chi sostiene che il monumento non sarà più quello che fu e quelli che, nella tragedia, parlano già della necessità della sua ricostruzione, anche se ci vorranno decenni e decenni affinché il simbolo della cristianità e della Francia, capace di attirare decine di milioni di visitatori, possa finalmente risorgere. Risorgere e tornare – pur ricostruito – ad essere quello che era. Noi propendiamo per questa seconda lettura: reagire, ricostruire, ripartire.

È la nostra storia di essere umani, da che mondo e mondo. Sempre avanti, anche di fronte a Notre Dame bruciata e Parigi (di nuovo) ferita.

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