Commento

La helpline e la voglia oscura

Si stanno moltiplicando le piattaforme di ascolto per pedofili e ‘maltrattatori’ di anziani. C’è però il dubbio che questi sforzi siano vani

(Foto Ti-Press)
6 aprile 2019
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Arriverà ‘Io-No’, uno sportello psicologico che aiuta chi ha pulsioni pedofile a non trasformarle in realtà criminale, il suo scopo è ascoltarli e invitarli a farsi aiutare prima che facciano male a un bambino.

Proprio in questi giorni è stata lanciata anche la ‘helpline’ per prevenire la violenza nei confronti degli anziani, che di frequente avviene tra le mura domestiche per un sovraffaticamento di chi assiste un familiare malato. Chi vive questi drammi spesso si sente un mostro. Non sa che cosa fare, con chi parlarne, si sente isolato, spaventato. Temi tabù, avvolti da vergogna e paura di essere giudicati.

Benvengano dunque nuove piattaforme di ascolto specializzato. Un primo passo per trovare delle soluzioni a vantaggio della società intera, garantendo anonimato e discrezione a chi si fa avanti. Ma occorre garantire anche terapie adeguate. E qui abbiamo qualche dubbio.

Se per il maltrattamento degli anziani c’è una rete da attivare per sgravare chi per troppa stanchezza rischia di alzare la voce o le mani su un parente malato e indifeso, ci chiediamo quanto invece siano preparati i professionisti ad aiutare chi autodenuncia le proprie pulsioni sessuali verso un fanciullo. 

Lo diciamo dopo aver visto come lavora l’istituto forense Forio di Frauenfeld, l’unica struttura in Svizzera che si occupa di giovani condannati per reati sessuali, ma dal 2006 aiuta anche chi ha tendenze pedofile: oltre cento uomini (dai 18 ai 68 anni) si sono autosegnalati.

Come ci ha spiegato in un recente approfondimento Meinrad Rutschmann, viceresponsabile della struttura, tra i pedofili c’è chi si limita a desiderare, c’è chi fatica a controllare gli impulsi, c’è chi ce la fa a tratti ma teme di perdere il controllo.
Nel suo team ci sono venti terapeuti (psichiatri, psicologi, pedagogisti, mediatori, esperti in terapie per criminali violenti) che insegnano a chi ha tendenze pedofile ad autoresponsabilizzarsi, a tenere sotto controllo le pulsioni lavorando anche sui comportamenti, usando varie tecniche, come evitare situazioni di pericolo, così da non passare dalle fantasie all’atto. Ad esempio non andare in piscina quando ci vanno le scuole e vi sono bimbi a nuotare. Oppure allontanarsi se un bimbo si avvicina. O stare lontano dagli spogliatoi se ci sono minori. La terapia può durare anche anni e c’è il supporto di una struttura professionale.
Purtroppo la pedofilia, per molti aspetti, rimane ancora un mistero. Non si conoscono le cause. Non si guarisce, ma si impara a gestire questa ossessione sessuale per i bambini. E non ci sono certezze granitiche sul successo delle terapie messe in campo. Così ci spiegavano gli esperti del Forio, che lavorano in rete con il progetto tedesco ‘Kein Täter werden’ dell’istituto di medicina sessuale dell’ospedale universitario Charité di Berlino. Se gli esperti del settore con una lunga esperienza alle spalle sono così drammaticamente umili nell’esporre tutti i loro limiti, ci chiediamo quanto possa realmente fare un normale terapeuta, seppur bravo, motivato e illuminato, alle prese con una persona con tendenze pedo­file.

Il lavoro non manca di certo: le statistiche parlano di un caso su 100 uomini, ossia 20mila potenziali pedofili in Svizzera (fonte kein-täter-werden.de). Una tale diffusione imporrebbe più centri specializzati. Un pedofilo assistito può significare numerosi bimbi salvati.

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