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Bambini 'stregati' da videogiochi che li rendono dipendenti

Il caso del popolare 'Fortnite' che incolla ragazzini agli schermi usando, secondo gli esperti, meccanismi psicologici di ricompensa come le slot machine

5 marzo 2019
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Non si arrampicano sugli alberi o sfrecciano sui ‘trottinette’, ma stanno reclusi nelle loro stanze, attaccati a computer, Xbox o smartphone. In Giappone li hanno battezzati ‘hikikomori’, coloro che prediligono la realtà virtuale. Sembra il nome di un virus e sta contagiando un’intera generazione, che coltiva gli amici soprattutto sui social e si sente al massimo quando ‘indossa’ un avatar, come una seconda pelle, dentro giochi virtuali, studiati per intrappolare chi ci entra.

Il meccanismo è perverso e spesso i genitori lo ignorano. Il videogioco innesca un effetto dopamina, noto anche come ‘l’ormone della ricompensa”. Tanto per capirci è lo stesso meccanismo compulsivo, di azione e ricompensa molto ravvicinati, che entra in azione quando si vince alle slot machine (o al gioco d’azzardo) e non basta mai.
Scivolare dall’uso all’abuso è facile, soprattutto quando si è molto giovani e nessuno mette dei limiti, ad esempio sui tempi di gioco.

Infatti, sempre più famiglie si ritrovano adolescenti che fanno crisi di nervi e non vogliono staccarsi dal videogioco se la madre li chiama a cena. Un fenomeno talmente problematico che l’Organizzazione mondiale della sanità qualche mese fa, per la prima volta, ha riconosciuto la dipendenza dai ‘videogame’ come una malattia. Un problema che ha soprattutto un nome: ‘Fortnite’.

Al momento registra 200 milioni di utenze. Un videogioco violento anche se non si vede sangue: cento avatar, un’isola zeppa di armi e solo un vincitore, colui che farà fuori tutti gli altri. Tutto avviene in una folle corsa contro il tempo. Si può accedere in qualsiasi momento e luogo, perché è disponibile sullo smartphone. Ogni ‘match’ dura mezzora circa e ti aggancia già al successivo. Infatti, dopo essere stato così vicino alla vittoria, è assai invitante fare un nuovo tentativo, poi un altro e un altro ancora. Come quando si gioca alle slot machine e alla rincorsa di una vincita che non arriva.
Inoltre, potendo giocare anche in squadra c’è la pressione del gruppo, che non si vuole deludere.

Vien da dire, quasi diabolico. Se ne sono accorti anche gli psicologi. “Non ho mai visto un gioco che abbia un tale controllo sulle menti dei bambini”, commenta su Bloomberg Lorrine Marer, specialista comportamentale britannica che aiuta minori con problemi di dipendenza.

Sul domenicale inglese ‘The Mirror’ una madre racconta della figlia, di 9 anni, finita in clinica per dipendenza. Si alzava di notte per stare, a volte fino alle 5 della mattina, davanti alla Xbox e si faceva persino la pipì addosso, perché non riusciva a staccarsi da ‘Fortnite’. Era sempre più stanca, si addormentava in classe ed i suoi voti peggioravano. Quando i genitori le hanno chiesto spiegazioni, la ragazzina “è diventata insolitamente scontrosa e aggressiva”. E non è l’unico caso riportato dai media.

Su una raccomandazione gli psichiatri sono concordi, non permettere ai figli di avvicinarsi ai ‘videogame’ prima dei 10 anni e fissare severe regole sugli orari da dedicargli. Sarà un problema sempre più grosso per tante famiglie.

Ma c’è di più. ‘Fortnite’ può trasformarsi in una piattaforma dove i bambini vengono adescati da pedofili. È già successo in Svizzera, come raccontano due agenti della polizia di Lugano che abbiamo seguito nel loro lavoro di prevenzione in varie scuole elementari. Gli agenti, a pagina 2, ricordano ai genitori che oggi i pedofili sono in rete, proprio accanto ai loro figli.

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