Commento

Pendolari dell’autismo

Centinaia di famiglie in Ticino convivono con l’autismo, ogni anno ci sono una quindicina di nuovi casi

2 febbraio 2019
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Centinaia di famiglie in Ticino convivono con l’autismo, ogni anno ci sono una quindicina di nuovi casi. Bambini che attorno ai due anni iniziano a mostrare difficoltà a relazionarsi col mondo, non parlano, non amano essere abbracciati, si fissano in gesti ripetitivi e se sposti qualcosa possono reagire con collera. Sono interessati al mondo esterno e vorrebbero comunicare, ma gli altri non capiscono le loro modalità. Provano e riprovano, ma nessuno li capisce. Questo crea una grande sofferenza.

Frustrazione dopo frustrazione, si chiudono sempre più nel loro mondo. Per i genitori è una via crucis, tanti non sanno proprio che pesci pigliare. Negli ultimi 10 anni in Ticino sono stati diagnosticati 105 casi. Bambini autistici che 15 anni fa finivano in istituto perché considerati, a torto, psicotici o con un deficit cognitivo; oggi, grazie a diagnosi precoci e cure intensive su misura, questi stessi bambini possono fare un percorso scolastico normale e diventare adulti capaci di integrarsi nella società.

Tramite stimolazioni comportamentali è possibile riorganizzare la loro struttura cerebrale, insegnare loro a comunicare, a intrattenersi, ma tutto ciò va fatto prima dei tre anni, prima che alcuni modi di agire mettano radici e diventino automatizzati. È un enorme passo avanti per loro, per chi sta loro accanto e per tutta la società. Come abbiamo appena raccontato in un servizio sul giornale, Berna ha testato queste cure innovative finanziando cinque progetti pilota nazionali – tra cui il gruppo Arcobaleno all’Otaf di Sorengo – che hanno dato ottimi risultati. Ora si pone il problema dei costi: chi paga? La fattura è di 130-150mila franchi per bimbo sull’arco di 2 anni. Il nuovo approccio è quello di investire prima, per risparmiare dopo. Si stima infatti una fattura di 15 milioni sull’arco di 50 anni per un adulto con autismo in istituto. Ora, l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali che sta pagando gran parte dei costi delle terapie intensive, chiede ai Cantoni di fare la loro parte. Il Ticino ha risposto presente e già da qualche anno investe su questi ragazzi. Ma altri Cantoni non la pensano così e non vogliono sobbarcarsi nuovi oneri. Le discussioni sono in corso in queste settimane a livello nazionale nei gremi che riuniscono i ministri dell’Educazione, poi toccherà anche a quelli della Sanità. C’è il rischio che ne esca una Svizzera a macchia di leopardo con Cantoni che offrono diagnosi precoci e cure intensive coperte dallo Stato e altri che non lo fanno. Potrebbe allora succedere che un genitore con un bimbo autistico decida di traslocare là dove ci sono le migliori cure. E chi potrebbe biasimarli. Una sorta di pendolarismo dell’autismo. Di fatto, sta già succedendo come ci svelano degli addetti ai lavori, che si ritrovano in Ticino famiglie di cantoni dove questa presa a carico intensiva è assente.

Speriamo che ciascuno si prenda le proprie responsabilità senza scaricarle sul Cantone vicino.

Proprio come nel film ‘Rain Man’, quando un Dustin Hoffman affetto da autismo si scopriva dotato di una incredibile memoria e una straordinaria capacità di calcolo, quando le terapie permettono al bambino di sviluppare le competenze sociali adeguate, emergono dei veri e propri talenti in settori specifici. Sono solo diversi e spesso geniali.

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