Commento

Sei straniero? Allora pagati il corso di lingua!

Violati i diritti fondamentali. A quando toccherà pagare anche ai Ticinesi e ai Romandi?

11 gennaio 2019
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Sei straniero e non capisci la lingua parlata nel Canton Turgovia? Attenzione perché sarai tu o sarà la tua famiglia, a doversi sobbarcare il costo dei corsi di lingua tedesca, per riuscire a capire che cosa si sta insegnando a scuola! Questo succederà se verrà approvata un’iniziativa cantonale turgoviese che chiede di metter fine ai corsi gratuiti per figli di stranieri che non parlano abbastanza bene la lingua del posto.

A quando, ci chiediamo, l’applicazione del medesimo criterio ai romandi o ai ticinesi che si trasferiranno nel profondo Est della Confederazione e che forse non masticheranno a sufficienza il buon tedesco e ancora meno l’affine schwitzerdütsch?
Domanda non peregrina visto che l’iniziativa cantonale mira a modificare anche la Costituzione federale, che prevede invece il sacrosanto diritto a un’istruzione scolastica di base gratuita. Da notare come sia già la seconda volta che, sempre lo stesso cantone, ritiene che il fine giustifichi i mezzi: ovvero far passare alla cassa chi, migrato da chissà dove per mille e una ragione (spesso drammatiche), solitamente già fatica a sbarcare in qualche modo il lunario. In precedenza Turgovia aveva tentato di introdurre una disposizione di legge – poi dichiarata nulla (et pour cause) dal Tribunale federale – che chiamava alla cassa i genitori che non avessero fatto sforzi sufficienti per insegnare il tedesco ai figli.

La nuova iniziativa ri-tira ora in ballo principi anche costituzionali e quindi fondamentali del nostro Stato. Fra questi il diritto di avere un’istruzione scolastica pubblica di base sufficiente (e ci si vuol forse far credere che le lingue non rientrino in questa categoria?); la gratuità della formazione di base; l’uguaglianza, perlomeno delle chance, cioè dei punti di partenza, quando si inizia una formazione (poi, lo si sa, la vita è già sufficientemente in salita…). Tutto ciò nel riconoscimento del valore dell’integrazione, proprio attraverso la scuola pubblica, fra indigeni e persone che vengono da tanti martoriati altrove.

Ribaltare i costi dell’apprendimento sulle singole famiglie – perlomeno durante la scuola di base dell’obbligo – significa porre già un bel discrimine fra tizio, caio e sempronio all’alba della loro educazione/formazione e oltretutto in tenera età. Significa creare a tavolino allievi di serie A e di serie X, Y e Z, con tutti i problemi che poi potrebbero ancora sorgere. Significa tornare indietro di secoli.

È questo il futuro sognato in Turgovia? Guardando da Sud a questo pezzo della nostra bella e civile Svizzera (patria di Rousseau e di Pestalozzi) ci auguriamo proprio di no.

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