Commento

Tu(t)to Rossi e il contrario di tu(t)to

Frasi shock, gli elementi per un velenoso cocktail ci sono tutti: i negri e la razza

13 novembre 2018
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“Non è razzista chi apostrofa sull’autopostale bellinzonese il giovane studente di colore con un ‘negro di merda’ e tutti zitti fra l’indifferenza generale? Non è razzista la funzionaria doganale che usa lo stesso linguaggio per coloro che arrivano alla frontiera? Non è razzista chi si scaglia contro i ragazzetti che servono la messa perché di colore e sospetti migranti? Non è razzista chi nel supermercato raccomanda alla cassiera di tener d’occhio quei negri lì perché non ci si può fidare? Non è razzista chi ritiene che quei maiali bisogna buttarli fuori a fucilate? Non è razzista chi prende a bastonate il ragazzo di colore ammanettato? In genere i partiti non si pronunciano sulla questione e i rappresentanti delle istituzioni minimizzano e raccomandano di non esagerare, e guai a parlare di razzismo e comportamenti fascisti! In altri tempi, si cominciò proprio così: tollerando, lasciando correre; poi successe quel che successe. Forse sarebbe ora di chiamare le cose con il loro nome: se uno discrimina è un razzista, se ha comportamenti fascisti è un fascista”.

Quelle che abbiamo riportato sopra sono parole dello storico Andrea Ghiringhelli, contenute nella sua riflessione (pubblicata ieri a pagina due de ‘laRegione’). Ieri, alla sua ‘lista nera’, si è aggiunto un ulteriore squallido episodio. Autore Tuto Rossi, consigliere comunale Udc di Bellinzona, che, in preda a qualche fumo (si presume dell’alcool, ma lui nega), invita ad «aprire in Valle di Blenio alcuni centri asilanti così arrivano su un po’ di negri e così mischiano la razza; e poi mischiando la razza con un po’ di sperma finalmente i bleniotti cominciano ad essere un po’ più flessibili e cambiano idea ogni tanto, invece di avere sempre la testa dura». Un’uscita che rientra proprio nello stile di quelle appena ricordate: vergognose, volgari e offensive verso gruppi di persone. Gli elementi per un velenoso cocktail – giudichi liberamente il lettore – ci sono infatti tutti: i negri e la razza. Con questa volta una differenza in più, l’offesa proferita anche contro gli abitanti della Valle di Blenio.

A questo (miserevole) punto vale la pena chiedersi se i numerosi segnali di regressione nel dibattito civile e politico, inviati (con estrema faciloneria) nella pubblica arena da rappresentanti politici negli ultimi tempi, non debbano spingere altri che vi operano seguendo le più elementari regole del reciproco rispetto a dire forte e chiaro che così non va, che in Ticino il razzismo, anche quello strisciante, non deve avere cittadinanza. Punto a capo. E a dirlo non in ordine sparso – ieri la denuncia/condanna è giunta dai giovani Ppd, poi dai giovani socialisti e poi ancora da parte dei Verdi –, ma formando un fronte unico, compatto e inscalfibile, che ad ogni scivolone (verso il basso) ricordi all’opinione pubblica i pericoli di atteggiamenti che sdoganano il peggio.

È una questione di civiltà e di difesa dei principi e dei valori alla base del nostro vivere democratico. Non v’è dubbio: qui si sta ‘scherzando’ coi fuocherelli, coi fuochi e un domani magari con gli incendi. Scherzando e prendendo anche per i fondelli (neri, bleniesi e cittadini elettori), visto che – sempre l’esponente Udc finito nell’occhio del ciclone e pure di fronte alla commissione disciplinare del suo partito! – ha pure scritto che la sua era soltanto satira e che lui è persino allergico al razzismo. Già, come quando da vicepresidente del Cda di BancaStato, dopo aver causato il buco plurimilionario, finì alle carceri pretoriali e poi chiese pubblicamente scusa ai ticinesi. Salvo poi dimenticarsene, cambiare avvocato e scaricare ettolitri di bile dinnanzi alla Corte delle Assise criminali, che finì per condannarlo.

Tu(t)to e il contrario di tu(t)to!

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