Commento

Legge artigiani, ora l’Uae smetta di agitarsi

La via indicata dal rapporto avallato ieri dalla maggioranza del Gran Consiglio è l'unica praticabile per 'salvaguardare lo spirito' dell'abrogata Lia

7 novembre 2018
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La Legge ticinese sulle imprese artigianali cozzava contro il diritto federale – preminente su quello cantonale contrario (primo capoverso dell’articolo 49 della Costituzione svizzera) – e in particolare contro la Lmi, la normativa sul mercato interno. Non lo hanno stabilito quattro amici al bar, per citare una bella canzone di Gino Paoli. Lo hanno sentenziato dei giudici, quelli del Tribunale cantonale amministrativo, le cui decisioni peraltro sono diventate di recente definitive. Punto.

Ieri molto opportunamente il Gran Consiglio ha dunque abolito la Lia e questo a beneficio della certezza del diritto, essenziale per il corretto funzionamento anche dell’economia. E allora i vertici dell’Uae, l’Unione associazioni dell’edilizia, la smettano di agitarsi. Le loro preoccupazioni sono senz’altro comprensibili e i loro obiettivi condivisibili, in primis il contrasto alla concorrenza sleale e pertanto il rispetto delle regole del gioco. Evitino però di scrivere lettere dal testo farraginoso e un po’ arrogante come quella indirizzata pochi giorni fa ai responsabili dei gruppi parlamentari e al governo o di stilare ancora pagelle, ovvero di esprimere giudizi sul comportamento di questo o quel partito in relazione al controverso dossier. Si tratta di iniziative che producono, a maggior ragione in campagna elettorale, un solo effetto: quello di esacerbare gli animi. L’Uae farebbe bene quindi ad accettare il verdetto del parlamento, senza minacciare il referendum. Per cosa poi lanciarlo? Per riesumare una legge giuridicamente parecchio claudicante e di conseguenza inapplicabile?

La via indicata dall’egregiamente argomentato rapporto della leghista Amanda Rückert e della democentrista Lara Filippini – condiviso ieri dalla maggioranza del Gran Consiglio – è la sola praticabile per tentare di “salvaguardare lo spirito” della Lia, come auspicato da questa maggioranza (non risicata): abrogazione della legge uscita nel marzo 2015 da Palazzo delle Orsoline e ricerca di una soluzione normativa compatibile con il diritto superiore. Oltretutto si parte non dal nulla, bensì da un’iniziativa parlamentare elaborata: un progetto di legge proposto ieri da Rückert. E come ogni iniziativa parlamentare, anche questa verrà esaminata e discussa dalla commissione granconsigliare. La quale, come assicurato a più riprese dalla co-relatrice, interpellerà nel corso dei propri approfondimenti i vari attori del settore. Unione associazioni dell’edilizia compresa. Del resto il fine dichiarato è la messa a punto di una legge condivisa o ampiamente condivisa. È una missione di sicuro non facile, ma probabilmente non impossibile. Purché tutti, favorevoli e contrari a una Lia bis, abbassino i toni e si adoperino per approdare a una normativa che confermando “lo spirito della Lia” sia rispettosa del diritto federale. E anche al riparo dalle critiche di quegli imprenditori che il giorno prima invocano il libero mercato e quello successivo, quando incassano di meno, misure protezionistiche. Meno Stato quando gli affari girano, più Stato quando non tirano.

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