DISTRUZIONI PER L'USO

Cartoline da Auschwitzland: lo humour nero del fascista ridens

A Predappio, una militante di Forza Nuova sfoggia una maglietta che celebra i lager. Forse è ora di preoccuparsi

(A. Camuffo via Facebook)
(Una serpe in seno)
3 novembre 2018
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Sta per tornare il fascismo e non ho niente da mettermi! Avrà pensato così la militante di Forza Nuova con la maglietta dedicata ad ‘Auschwitzland’, libera associazione fra il lager in Polonia e i parchi giochi della Disney. “Ho messo la prima che ho trovato”, si è in effetti giustificata la 48enne bolognese Selene Ticchi, giunta domenica nella ridente Predappio per l’annuale commemorazione della Marcia su Roma. Ha spiegato che era solo un’espressione di “humour nero”, dimostrandosi fine conoscitrice del genere celebrato da André Breton, dal Kabarett weimariano di Karl Valentin e dalle scenette dei Monty Python. O magari pensava al nero sulle camicie dei suoi camerati, vai a sapere.

Ma non disperiamo. Proprio Valentin notava che “non bisogna farla tragica com’è effettivamente”. Prefigurando così la sorniona tranquillità di Paolo Mieli, che sul ‘Corriere della Sera’ ci rassicura assai: “Il fascismo negli ultimi settant’anni non è più stato all’orizzonte dei Paesi occidentali”. Massì. In fondo i raduni dei fascisti a Predappio ci sono da una vita, così come i negozietti che gli vendono di tutto, dai magneti con Mussolini che nuota in riviera al ‘Führerwein’ (“quello lo vendo ai crucchi quando vengon su dal mare”, mi spiegò un commerciante del posto, inconfondibile pronuncia romagnola e ghigno da iena). Una volta, se è per quello, c’erano anche i ‘rossi’ che andavano a menarli: ogni anno il vicino dei miei genitori si caricava sulla Lambretta il genero – che a dirla tutta non era molto entusiasta di quelle trasferte – e dal Cesenate raggiungeva l’ingresso del paese: appena un automobilista si fermava per chiedere dove fosse la tomba del Duce, giù botte. Adesso, se non altro, il linciaggio di Selene Ticchi parrebbe limitato ai social network, dove già spuntano insulti sessisti e s’invocano pene medievali (ulteriormente fomentate dal solito spiaggiato che controbatte: “E allora il Pd?”).

Certo, sarebbe più facile sdrammatizzare se in giro non si vedessero i segni d’un inverno dello spirito, nel quale ogni forma di razzismo e di velleità fascistoide viene titillata dalle stesse formazioni che siedono al governo (e non solo dall’altra parte della ramina). Una stagione in cui  riesce difficile credere che chi spara ai neri o nelle sinagoghe sia solo un folle, che la legittimazione istituzionale dell’odio non c’entri nulla. Un passo (dell’oca) alla volta saltano i tabù e le inibizioni, la violenza verbale e fisica viene sdoganata. “Muoio alla giornata”, chioserebbe Ennio Flaiano.

Se non di Flaiano, ricordiamoci almeno di Woody Allen: “Ora più che mai il genere umano si trova a un bivio. Una strada porta alla disperazione e al dolore, l'altra all'annichilimento totale. Preghiamo di essere tanto saggi da fare la scelta giusta”. Oppure tanto spensierati da metterla sul ridere come la signora di Auschwitzland; sperando che alcuni echi del Ventennio – i “me ne frego” di Salvini, l’oro alla patria chiesto ai risparmiatori italiani per salvarsi dallo spread, l’offerta di terreni incolti a chi mette al mondo il terzo figlio, ribattezzata dalla satira 'podere al popolo' – ne restino solo la parodia.

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