Commento

Se il termometro segna 30,5 gradi in ottobre!

Incendi, alluvioni, scioglimento dei ghiacciai, quando ci sveglieremo?

Ti-Press
25 ottobre 2018
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Nel Bellinzonese, ieri, quasi tutti col naso all’insù a scommettere se gli elicotteri prima uno, poi due, poi tre, poi quattro sarebbero stati capaci di domare le fiamme dell’incendio scoppiato nel primo pomeriggio nel bosco sopra Giubiasco (in zona Scarpapè). Un incendio simile a quello che ha aggredito le pendici del Matro sopra Biasca e Pollegio alcune settimane or sono. A farne le spese anche in quel frangente un bosco pieno zeppo di rami, foglie e sterpaglie che da troppo tempo attendono la pioggia ristoratrice. Non è un caso se, sempre ieri, le agenzie stampa ci hanno informati che il vento caldo, che ha raggiunto il Sud delle Alpi, ha fatto registrare temperature da record. Non è un caso neppure se i livelli dei laghi e dei fiumi segnano nuovi primati verso il basso e se a Nord delle Alpi si è deciso di macellare anzitempo il bestiame. E, infine, non è un caso se, sempre il caldo, ha causato una produzione eccezionale di mele, facendo scendere il prezzo, e ha favorito la proliferazione ad oltranza delle zanzare tigre, sgradevole e pungente compagnia che stiamo imparando a conoscere e un giorno (si spera) anche a combattere meglio. Ora non ci resta che attendere la benedetta acqua dal cielo, annunciata per il fine settimana, sperando che non sia anche quella fuori norma, ovvero che, quando poi la pioggia arriva, non ci lascia più per un bel po’, oppure che invece di pioggia si presenta con la forza scatenata di una tempesta.

Questi fenomeni cosiddetti estremi, piaccia o meno anche a chi ha deciso di chiamarsi fuori dall’accordo sul clima e sbeffeggia gli scienziati, sono la testarda conferma dei cambiamenti climatici in corso, ai quali concorriamo un po’ tutti – volenti o nolenti – col nostro modello di sviluppo particolarmente squilibrato e affamato d’energia. Modello che prima si limitava (si fa per dire) a consumare risorse del pianeta a scapito di altri continenti, generando anche in parte quegli squilibri che hanno poi favorito le migrazioni di massa, ora giunte sino alle nostre porte. Migrazioni sicuramente anche facilitate da un interessamento di una parte della criminalità organizzata che ha trovato fra i poveracci in fuga terreno particolarmente fertile per vendere tanti Eldoradi, ma l’elemento ambiente (con le guerre) fa certamente la sua bella (o brutta) parte. Modelli che ora ci portano anche squilibri – tutti abbiamo visto la sorte dei ghiacciai tanto per fare un altro esempio molto visibile – prepotentemente fin dentro casa nostra.

Fermare la giostra del mondo è utopia: vero. Ma oggi come oggi abbiamo tanti nuovi motivi per seriamente chiederci quale tipo di eredità stiamo lasciando ai nostri figli, nipoti e pronipoti. Urge un richiamo (che va dalle parole ai fatti) alla responsabilità individuale, a quella di tanti individui che fanno una collettività, a quella di tante collettività che fanno un paese, e a quella di tanti paesi che fanno unioni e organizzazioni internazionali. Quando ci sveglieremo?

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