Commento

Roveredo al bivio al voto

Insperato 'regalo' da errori del passato! E ora imboccare una strada nuova...

21 settembre 2018
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Fra le tante votazioni che si terranno il fine settimana – oltre a quella sulla scuola che verrà (verrà?) – ce n’è una particolarmente interessante. Si tratta della decisione su come utilizzare gli spazi (ben 10mila metri quadrati!) lasciati liberi a Roveredo dopo la deviazione dell’autostrada in galleria. Un’autostrada le cui carreggiate per decenni hanno diviso in due e ferito il paese del Grigioni italiano. La votazione coinvolge una comunità relativamente piccola (poco più di 2’500 anime) che una quarantina d’anni fa aveva accettato (consapevolmente quanto, visto il successivo aumento del traffico?) di vedere tagliato in due il proprio territorio. Un po’ com’è successo in Ticino a Bissone. Questo mentre altri Comuni, probabilmente più forti o più fortunati o con politici più accorti, non accettarono simili compromessi. Ricordiamo l’altolà di Faido, che visse un dibattito – oggi diremmo vitale – sul percorso dell’autostrada: dove farla scorrere, nei pressi del paese o a mezza montagna? Puntando sulla montagna e sulla galleria, Faido si salvò dall’invasività dell’infrastruttura. Ma un analogo errore, se non ci fosse stato un provvido referendum, lo si sarebbe ripetuto – ecco un esempio più recente – col progetto di nuova superstrada che avrebbe tagliato a metà il già martoriato Piano di Magadino fra la mega rotonda dell’aeroporto e lo svincolo A2 di Camorino. Progetto che, solo per merito del voto, è stato ora rivisto e ridisegnato in modo da non essere più così invasivo grazie a un tracciato posto parzialmente in galleria nella montagna. Come volevasi dimostrare, a volte il voto può anche bloccare un progetto nato sbagliato, offrire del tempo per correggerlo e constatare che una soluzione migliore (anche se a volte più costosa) è possibile nell’interesse della salvaguardia del verde e dell’ambiente, entrambe risorse sotto pressione.

Quanto al nuovo progetto edificatorio di Roveredo, praticamente ‘chiavi in mano’ e contestato da una parte della popolazione, è più che giusto che grazie agli strumenti della democrazia diretta si sia potuto discutere pubblicamente e ora si giunga al verdetto finale. È importante che gli abitanti abbiano riflettuto su come ridisegnare quegli spazi, dopo che per decenni la comunità è rimasta ostaggio del traffico di transito, dei rumori e dell’inquinamento. È evidente che le migliaia di metri quadrati attirino investitori interessati, a maggior ragione in questi anni di surriscaldamento del mercato immobiliare. Ma davvero c’è così fretta di fare e strafare, se non c’è il necessario consenso da parte di una buona parte della comunità? Se ci sono dubbi? Se ci sono sogni d’altro? E, aggiungiamo, se sotto gli occhi si hanno tante brutture urbane spuntate dalla mattina alla sera?

Dovendo votare su questo o quel progetto mi chiederei – lo ammetto senza aver studiato nei dettagli il dossier – quanto quello proposto sia veramente innovativo rispetto sia a soluzioni classiche ideate dai soliti palazzinari, sia alle odierne esigenze che sono quelle di avere spazi pregiati destinati all’aggregazione delle persone, troppo spesso dimenticati dall’ente pubblico rilasciando sfilze di singole licenze edilizie ai privati. E poi, mi chiederei pure cosa ci sia di particolare nel progetto proposto, pensando anche a una popolazione che ‘volens nolens’ è destinata a invecchiare e a coloro che potrebbero poter scegliere Roveredo per fondare una nuova famiglia. Non da ultimo, cosa potrebbe/dovrebbe fungere da calamita visto che si ridisegna un quartiere ex novo? E infine, non vale forse la pena tenere ferme alcune aree, in vista di future idee/esigenze? Sono un insperato ‘regalo’ da errori del passato. Ora che si è finalmente deviato, meglio continuare su una strada nuova.

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