Commento

ABC... Civiltà, per non ignorare i diritti dei bambini

Il trasferimento forzato, alle 2 di notte, da Lugano a Zurigo di una donna con i suoi bimbi di 4 e 8 anni interroga le coscienze di molti cittadini: la nostra polizia procede in questo modo?

18 settembre 2018
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Lo scritto di denuncia che descrive il (tentato) rimpatrio verso l’Italia di una mamma e dei suoi due figli di 4 e 8 anni, di stanza in un albergo di Viganello, solleva numerosi interrogativi. La famiglia di richiedenti sarebbe stata trasferita all’aeroporto di Zurigo e, una volta salita sull’aereo all’alba, fatta scendere dall’equipaggio viste le pietose condizioni del gruppo. I poliziotti li avrebbero poi invitati a rientrare in Ticino per conto proprio, assicurando loro (con fotografie alla mano di persone legate e imbavagliate) che la prossima volta sarebbero stati rimpatriati in modo forzato. Interpellata, la polizia ha assicurato che verificherà quanto successo.

Attendiamo. Certo è che se anche solo la metà della metà risultasse vera, il fatto sarebbe gravissimo. Da un lato – indipendentemente dalla decisione di rimpatrio – chi assicura l’esecuzione di una decisione deve farlo rispettando i diritti e l’integrità delle persone. È una questione di Civiltà (scritto, non a caso, in maiuscolo). E questo anche quando le persone sono colpevoli di chissà quale violazione di legge! In questo caso poi, colpisce non poco il fatto che di mezzo ci siano una madre e due figlioletti in tenera età. Situazione che deve spingere l’autorità ad assumere un’attenzione e una sensibilità accresciute.

Speriamo di sapere presto cosa sia davvero successo e che – se anche solo qualcosa non fosse andato per il verso giusto – vengano prese e applicate le dovute misure/sanzioni.

(Nella foto il Comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi e il portavoce Renato Pizzolli)

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