Commento

Un’insolita prudenza

Contrariamente al passato la preparazione delle elezioni cantonali 2019 si sta svolgendo nelle segrete stanze dei partiti con molta prudenza

7 settembre 2018
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Movimento prudente. Contrariamente al passato – tre anni e mezzo fa c’era già la lista Plr completa e definita per il Consiglio di Stato – la preparazione delle elezioni cantonali 2019, ovvero la fase convulsa delle candidature, si sta svolgendo nelle segrete stanze dei partiti con molta prudenza. Poco filtra, quasi nulla si sa. L’abituale ridda di voci che solitamente caratterizza questo periodo (quello della consultazione dei potenziali “papabili” per una poltrona in governo) si direbbe sopita, sonnolente, quasi inesistente. Non c’è traccia manco sui social network, che è tutto dire. Mancano gli elementi della contesa, perché tutto o quasi è scontato (la rielezione dei cinque uscenti)? O magari la politica cantonticinese non entusiasma più, non diciamo le folle, un vasto numero di cittadini magari ormai convinti che si può vivere anche senza (o nonostante) la politica?
Domande “amletiche” a parte, c’è una realtà (istituzionale) che funziona con i propri riti, perché così s’è voluto a suo tempo e ancora vive. C’è una realtà rappresentativa (il Consiglio di Stato) eletta direttamente dal popolo – persino con voti di preferenza diretta, a prescindere dal partito di appartenenza di questo o quel candidato – che esercita un potere esecutivo, sia perché espressione del parlamento, sia perché giudizio popolare. Ne consegue che eleggere il governo cantonale ogni quattro anni non è proprio come schiacciare un “mi piace” su questa o quell’idea che, per quanto nobile, dura lo spazio di un mattino. Gli eletti in Consiglio di Stato, si diceva, durano almeno cinque anni.

Magari ci siamo distratti, ma la posta in palio anche questa volta è importante. Lo è sempre, ci mancherebbe, ma lo è diventata ancor di più con il raddoppio della Lega (nel 2011) che conta due seggi su cinque. Il Plr ci riproverà – magari con Alex Farinelli – a riconquistare quella poltrona “scippata” dopo decenni, ma non è l’unica questione di peso. Cosa accadrà, ad esempio, in casa Ppd? L’uscente Paolo Beltraminelli, finito nel ciclone Argo 1, verrà riconfermato in primo luogo dal suo partito? Domanda non da poco perché a seconda delle risposte potrebbe mutare l’equilibrio in Consiglio di Stato. Considerata la “condanna” alla convivenza degli eletti – e nulla o quasi conta il numero di preferenze acquisite – l’elezione di questo o quello fa la differenza, soprattutto se esponente dei partiti cosiddetti di centro (Lega compresa, per quanto sempre più a destra). La battaglia – perché di questo si tratta – interna al Ppd interessa, dovrebbe interessare, dunque tutti gli elettori che hanno a cuore un esecutivo “equilibrato” dove destra e sinistra si tengono d’occhio senza prevalere definitivamente una sull’altra. Ecco perché, a ben vedere, conta anche sapere quanto il Ps saprà profilarsi nei prossimi mesi per avere visibilità e non restare nel cono buio dei media (attenti solo al braccio di ferro Plr-Lega e alle contese intestine popolari democratiche).

I giochi sono appena iniziati, sottotraccia come si diceva, e col mese di ottobre le prime carte saranno ufficiali. Si conosceranno i nomi definitivi della contesa. Data per acquisita la ricandidatura di tutti e cinque gli uscenti. C’è chi dice che la vera battaglia è rinviata al 2023 e chi è convinto che attendere un’altra legislatura sia deleterio, per il Canton Ticino, se non altro per il metodo usato dall’attuale maggioranza relativa di stampo leghista. Che condiziona non poco il Gran Consiglio. Comunque sia, tornare a parlare di politica ritrovando le parole giuste, appropriate, potrebbe solo far bene a una comunità da troppo tempo rimasta orfana di un progetto culturale prima ancora che politico.

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