Commento

Aeroporto, urge una brusca virata

Tornano i nuvoloni neri sopra Agno. SkyWork ha gettato la spugna

31 agosto 2018
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Tornano i nuvoloni neri sopra Agno. La destinazione Ginevra, conditio sine qua non per la sopravvivenza dell’aeroporto, è sfumata nel giro di una manciata di giorni. SkyWork ha gettato la spugna. E ha restituito all’Ufficio federale dell’aviazione civile (Ufac) l’autorizzazione a operare, dopo aver pubblicato orari e tariffe nella sua piattaforma online, lasciando con un pugno di mosche in mano chi aveva già prenotato un biglietto. Un fulmine a ciel sereno? Dario Kessel, l’imprenditore attivo da sempre allo scalo, afferma da mesi che c’era da aspettarselo. Dopo il grounding di tre giorni lo scorso autunno, la compagnia bernese avrebbe accumulato altri quattro milioni di franchi e stavolta non ha trovato chi le fornisse la benzina per poter continuare. Possibile che la Lugano Airport Sa non fosse al corrente della situazione finanziaria del partner commerciale con cui pensava di aver rilanciato la linea considerata fondamentale per la sopravvivenza stessa dell’aeroporto?

A fare la figuraccia vera e propria è però stato l’Ufac a cui spetta(va) il compito di vigilare sui libri contabili della compagnia bernese. La domanda che si pongono tutti e non solo a Lugano resta tuttavia aperta, mentre riaffiora lo spauracchio referendum rievocato in vista della prossima richiesta di credito che giungerà sui tavoli del Consiglio comunale. Altri contributi sono infatti inevitabili e necessari per la sopravvivenza dello scalo e per garantire i posti di lavoro. E non parliamo soltanto della ricapitalizzazione di Lugano Airport Sa: annunciata in primavera, avrebbe dovuto arrivare entro fine estate. Nel frattempo, i crediti (che al netto ammontavano a mezzo milione di franchi) sono stati postergati fino al limite di 2,5 milioni e c’è tempo fino a giugno 2019. Pendente è anche il messaggio da 14 milioni per l’acquisizione dei terreni all’interno del Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica senza dimenticare il piano di rilancio vero e proprio che per il momento resta opportunamente nel cassetto. E nella malaugurata ipotesi che le altre due opzioni non riescano a maturare entro breve e che pure Swiss, tramite Austrian Airlines, abbandoni la destinazione Zurigo, l’aeroporto dovrebbe ridimensionarsi parecchio perdendo i contributi federali di cinque milioni di franchi e accontentarsi dell’aviazione privata. Uno scenario che suona apocalittico e che ridarebbe fiato a chi da anni chiede di almeno prendere in considerazione la chiusura dello scalo e la riconversione della vasta area che occupa.

Sta di fatto che la fine della compagnia bernese ha dato un altro brutto colpo all’immagine e alla fiducia dei passeggeri (reali e potenziali) nei confronti dell’aeroporto. Davvero proprio non ce n’era bisogno. E non sono mancate le reazioni politiche, pertinenti o meno, a quello che appare come un fallimento. Un fallimento che, dopo quasi un anno di tira e molla con SkyWork, presta il fianco a critiche feroci nei confronti della Lugano Airport Sa e tocca direttamente il sindaco di Lugano. Normale, si dirà, con le elezioni cantonali dietro l’angolo. Urgono una brusca virata e una soluzione entro breve termine. Non sarà facile, ma a cantar vittoria prima di giocare, come ha fatto l’ultima edizione del settimanale di via Monte Boglia che ha colto l’occasione per l’ennesima gettata di fango su chi osa pensarla diversamente, non si vincono sempre le partite. Si rischia di perdere la gara, oltre che la faccia. Anche se ci sarà sempre una domenica successiva per puntare il dito contro il ‘nemico’ o il responsabile di turno.

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