Distruzioni per l'uso

Decalogo elettorale

Qualche consiglio per le prossime elezioni, ché la campagna sta iniziando ed è bene arrivarci preparati

4 agosto 2018
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Cara/o candidata/o, anche qui da noi si sta aprendo la stagione elettorale. In ossequio alla vocazione di pubblico servizio che dovrebbe essere l’anima del giornalismo, eccoti un breve decalogo per il successo, ispirato al fulgido esempio della ‘vicina Penisola’ (e non solo). Caveat emptor: questi sono i consigli per farti eleggere, non per governare. Sembra strano, ma sono cose diverse.

I. Spàcciati per outsider

Non importa se sei alle prime elezioni o sono trent’anni che bazzichi commissioni e cda. Ricordati che i ‘poteri forti’ sono sempre gli altri. Proponiti come il novello Davide contro il Golia delle élite. Se un immunologo ti contesta una boiata sui vaccini, di’ che lo paga big pharma. Se un contabile ti fa presente che non ci sono i soldi per il tuo progetto di andare in pensione dopo le medie, rispondi che non saranno Soros o la Bilderberg a insegnarti l’economia. Se sbagli un congiuntivo, spiega che ti sei fatto da solo e mica frequenti i radical chic col Rolex (mi raccomando quella del Rolex: quest’anno va un casino).

II. Sii ‘contro’

Non essere troppo propositivo, ché poi qualche scioperato che spulcia il tuo programma lo trovi sempre. Rispetta il sempiterno adagio scritto su un muro di Pisa: “Sempre e comunque contro chiunque”. Sfida le barriere del buonsenso, le leggi dell’economia e della politica rappresentativa (basta liquidarle come ‘pensiero unico’). Manda a memoria le parole del poeta peruviano Augusto Lunel: “Siamo contrari a tutte le leggi, anche quella di gravità”.

III. Usa le bufale

Non dovrei dirtelo, nel 2018, ma magari sei di quegli idealisti che nemmeno usano Twitter. Mettiti al passo. Qualsiasi notizia falsa o distorta va bene purché faccia il tuo gioco: i ‘finti’ annegati, i complotti, le scie chimiche. Tu posta, riposta e condividi. Vai sulla quantità, non sulla qualità: se poi qualcuno ti sbufalerà, sarai già dieci fake news più avanti, e quello stara lì a ululare nel deserto. Come dice Claudio Cerasa, conta la viralità, non la realtà.

IV. Attacca i media tradizionali

Fa il paio col punto sopra. A cosa servono i giornalisti (altra ‘élite’, ovvio) se chiunque può svegliarsi alla mattina, scopiazzare la prima cosa che trova su qualche sito di sciroccati e distribuirla urbi et orbi? Napoleone temeva i giornali ostili “più di centomila baionette”. Trump e Grillo insegnano che alle baionette si può rispondere col lanciafiamme: impara da loro.

V. Asseconda i pregiudizi

Sei un politico, non il padreterno: impara che non puoi cambiare le percezioni comuni. Se va di moda l’‘emergenza migranti’ rispetta questo pregiudizio, anche se i dati ti dicono il contrario. Se ‘laggente’ è convinta che ci sono stupratori e borseggiatori dietro a ogni angolo, vendigli una politica da film con Tomas Milian. L’alternativa è spiegare bene le cose: non paga e passi pure per professorino.

VI. Prima i nostri

Come ai tempi di Stalin, l’accusa di ‘cosmopolitismo’ spalanca le porte dei gulag. Non importa se pensi che a questo mondo, a chiudersi ciascuno in casa propria, ci si perde tutti. Dimentica David Ricardo e Immanuel Kant. Frequenta tutte le feste della luganighetta, metti le bandiere sul balcone, parla dialetto anche se i tuoi erano di Catanzaro. Non dimenticare i pipponi sui valori occidentali, la famiglia e le tradizioni: chi non radica non rosica.

VII. Vendi paura

Non fare come quei fighetti che parlano di ‘umanità’ e dicono che ‘nessuno è illegale’, e son tutti lì con gli occhi lucidi a contemplare arcobaleni di ottimismo. Prima legge del marketing: se vuoi vendere il tuo prodotto non devi far sentire la gente felice; la devi far sentire scontenta e frustrata, e illuderla che comprando te starà meglio. Le parole chiave sono ‘emergenza’, ‘invasione’, ‘minaccia’.

VIII. Sii cattivo

Fatti passare la malsana idea che l’antonimo di ‘buonista’ sia ‘bastardo’: al Paradiso penserai poi. Ora considera che c’è una tigna in giro come mai prima, son tutti imbufaliti e non si ricordano neanche con chi e perché. Chiama gli esodi di migranti ‘crociere’ e ‘pacchia’; sfotti le minoranze e i disabili come fa The Donald; insulta tutto e tutti. Così anche i giornalisti si divertiranno, e bene o male parleranno di te. Non vorrai mica passare per ‘utile idiota’ del ‘politically correct’, vero?

IX. Sii giustizialista

Manette, manette, manette. Dai un’occhiata a cosa scrivono sui social quando esce la notizia di un crimine efferato: “Fuori i nomi!” “Impicchiamolo!” “Pena di morte!” Che non ti sfiori neanche l’idea di parlare di priorità della riabilitazione sulla punizione, di contesti sociali svantaggiati, di alternative al carcere. Roba che finisci come Silvio Pellico.

X. Sii ‘democratico’

Qualunque cosa succeda, non accennare mai – MAI! – al fatto che la democrazia è cosa ben diversa dal semplice volere della maggioranza. Non ti impegolare in discussioni sulla separazione dei poteri, sul ruolo delle rappresentanze, sul fatto che non sempre uno vale uno. Da lì a finire fucilato come nemico del popolo, son tre secondi e due decimi.

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