Commento

Sul 12enne col tumore, un round vinto, ma la vera battaglia è a Berna

Prima il 'niet', poi lo sdegno popolare, fa cambiare idea alla cassa malati che non voleva rimborsare ad una famiglia le cure antitumorali del figlio

(foto Ti-Press)
20 luglio 2018
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Una brutta storia con un lieto fine quella della famiglia del Mendrisiotto, che si è vista negare dalla cassa malati la copertura di importanti cure antitumorali per il figlio 12enne. Ora, dopo un primo ‘niet’, la cassa malati ha fatto ‘dietrofront’ e i tremila franchi di farmaci saranno coperti dalla complementare e la famiglia non avrà alcuna spesa. Una bella notizia. Dopo mesi di discussioni con l’assicurazione, il medico curante (il dottor Pierluigi Brazzola, caposervizio di oncologia pediatrica all’ospedale San Giovanni di Bellinzona) aveva perso ogni speranza. Lunedì scorso, ‘laRegione’ ha pubblicato la storia di questa famiglia ticinese messa in ginocchio dal sarcoma diagnosticato al figlio 12enne, gravata da molte spese extra causate dalla grave malattia e angosciata dalla decisione della cassa malati di non pagare le cure per evitare nuove recidive. Una fattura di 3mila franchi, che semmai avrebbe saldato la Lega contro il cancro.

Un articolo, l’eco mediatico in Ticino e ora anche oltre Gottardo, l’indignazione di tanta gente comune e di tanti politici hanno probabilmente sbloccato il braccio di ferro portando qualche manager dell’assicurazione a rivedere la sciagurata decisione. Una storia che ha commosso il Ticino provocando un’onda di solidarietà tale da raccogliere in poche ore 16mila franchi e arrivare oggi a 30mila.

Ma bisognava arrivare a questo punto per ottenere il rimborso di una cura oncologica per un dodicenne che ha davanti ancora tutta una vita e ha il diritto di ricevere le migliori cure per evitare recidive? Perché le recidive esistono e nei giovani sono terribili! Purtroppo in Ticino diverse famiglie stanno vivendo drammi simili, vedendo impotenti i loro figli adolescenti lottare coi denti, per sopravvivere ad un ‘male’, che si pensava sconfitto, ma che ricompare a distanza di anni ancora più aggressivo. Non stiamo parlando di terapie ultramoderne dai costi esorbitanti, ma di un medicamento per evitare recidive da usare in una modalità nuova, che offre dei possibili vantaggi, ad un costo irrisorio.

Un round è stato vinto oggi, ma la battaglia da fare è a Berna per permettere a tutti un accesso equo a cure importanti. Determinante è intervenire su quel sistema, che permette ampie zone grigie, dove un’assicurazione legalmente può decidere di non pagare un farmaco ‘off-label’ salvavita ad un dodicenne.

Il vero pregio di questa triste vicenda, che oggi è rimbalzata dal Ticino su molti quotidiani nazionali, è quello di aver acceso i riflettori sulla quotidianità degli oncologi pediatrici che per curare i loro pazienti devono usare farmaci omologati non in Svizzera e magari anche per altre patologie. Suona strano ai non addetti ai lavori, ma è la norma per questi medici in Ticino e in Svizzera. Una realtà che le casse malati conoscono, la maggioranza non fa storie anche se per legge potrebbe farle, perché sa che funziona così. Purtroppo aumentano le assicurazioni che, peccando in eccessivo formalismo, perdono di vista l’etica, dimostrano una vergognosa e irresponsabile miopia mettendo così in ginocchio famiglie già provate da pesanti sofferenze. È successo, non facciamolo più accadere!

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