A che punto sono le indagini del Ministero pubblico sul caso Argo 1?
A che punto sono le indagini del Ministero pubblico sul caso Argo 1? A che punto sono le indagini della Procura sui vari filoni di una vicenda che ha scosso le istituzioni e che in mancanza a tutt’oggi di punti fermi – a più livelli: penale, amministrativo, disciplinare e politico – continua a sollevare dubbi e interrogativi sui funzionari, ex e in carica, che hanno gestito il famigerato mandato alla ditta di sicurezza, nel frattempo fallita, sui loro superiori e sui rispettivi partiti di riferimento/appartenenza? In particolare ci si domanda a quale stadio si trovi il procedimento aperto dalla pp Margherita Lanzillo nei confronti fra gli altri dell’ex responsabile operativo della Argo 1, incaricata nel 2014 dal Dipartimento sanità e socialità della sorveglianza di centri d’accoglienza per asilanti con un mandato diretto, privo della necessaria risoluzione governativa, costato al Cantone 3,4 milioni. Era il febbraio del 2017 quando – in seguito a un esposto di agenti alle dipendenze della società privata, supportati dal sindacato Unia – sono scattati arresti e ipotesi di reato, tra cui quelle di usura, di sequestro di persona e di atti di violenza. Da allora di questa inchiesta lumaca si sa poco o nulla, perlomeno ufficialmente. Si leggono invece le dichiarazioni e gli appelli via social dell’imputato, che professa al mondo intero la propria innocenza, preannunciando clamorose rivelazioni. Esternazioni che, nell’assoluto silenzio degli inquirenti, alimentano confusione e disorientano i cittadini.
Sono poi pendenti altri accertamenti penali, avviati dal Ministero pubblico successivamente all’apertura dell’inchiesta condotta da Lanzillo. Quelli per sospetto di riciclaggio a carico dell’ultimo amministratore della Argo 1: titolare dell’indagine è la pp capo Fiorenza Bergomi. E quelli, dei quali era titolare l’allora procuratore generale John Noseda, per infedeltà nella gestione pubblica, reato previsto dall’articolo 314 del Codice penale e che può essere contestato, come recita la norma, a “membri di un’autorità” o a “funzionari”. A ipotizzare il 314 è stato anche l’avvocato Marco Bertoli, autore della perizia, affidatagli dal Consiglio di Stato, da cui sono emerse alcune disfunzioni dal profilo amministrativo legate all’incarico assegnato alla Argo 1. Noseda è appena andato in pensione e a occuparsi del procedimento (nell’ambito del quale il governo si è costituito accusatore privato, patrocinato dall’avvocato Maria Galliani) volto a stabilire se vi sia stata o no infedeltà nella gestione pubblica sarà probabilmente il nuovo pg Andrea Pagani. Ma ereditare un’inchiesta non è quasi mai una passeggiata: vuol dire come minimo leggere i verbali di interrogatori svolti in precedenza ed esaminare altri atti istruttori già eseguiti. Questo richiede ovviamente del tempo.
Sui vari capitoli della storia(ccia) Argo 1 la magistratura inquirente non ha dunque ancora tratto le conclusioni. E in assenza di queste la Commissione parlamentare di inchiesta non può completare il proprio rapporto con le valutazioni politiche sul caso. Ha dovuto così sollecitare una proroga, che i vertici del Gran Consiglio le hanno concesso. Il rischio però di ritrovarsi senza punti fermi in piena campagna elettorale per le ‘cantonali’ del 2019 è elevato, con conseguenti speculazioni di diversa natura.
Sarebbe allora auspicabile che da Palazzo di giustizia informassero quanto prima l’opinione pubblica dello ‘stato di avanzamento’ delle indagini, spiegando i motivi (procedurali ecc.) che eventualmente le rallentano. Indagini che quando riguardano vicende che coinvolgono le istituzioni dovrebbero comunque beneficiare di una corsia preferenziale.