Commento

Officine, 3 piccioni con una fava

Ottima la scelta a favore di Arbedo, ma attenzione ai gatti e alle volpi!

6 giugno 2018
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Due piccioni (anzi tre) con una fava. Così ci vien da scrivere di fronte alla scelta di spostare le Officine da Bellinzona-centro alla periferia di Castione, dove le Ffs intendono realizzare un nuovo stabilimento da 360 milioni. A fare un affarone è in primis la Capitale che potrà liberare il sedime attualmente occupato dalle Officine destinandolo ad altre preziose attività. Un appezzamento situato appena dietro la stazione che, oltre cent’anni dopo la nascita delle Officine, si ritrova oggi in una posizione decisamente strategica: a due passi dall’altra grossa infrastruttura ferroviaria che la fortuna ha fatto passare e fermare a Bellinzona. Cioè AlpTransit, un magnete che sta anche attirando investimenti immobiliari su investimenti. Dunque, da questo punto di vista, speriamo vivamente che quella pregiata area, una volta liberata, venga impiegata per ospitare attività/edifici strategici. Lo scorso dicembre Città e Cantone – che in cambio dei 120 milioni richiesti dalle Ffs per le nuove Officine riceverebbero metà dell’attuale comparto cittadino – hanno illustrato l’intenzione di insediarvi un parco tecnologico composto da aziende e start up innovative capaci di attirare centinaia di posti di lavoro. Uno scenario molto interessante, destinato anche a produrre un effetto moltiplicatore, rispetto a quello (più facile e banale) della vendita dei gioielli di famiglia, trasferendo quei sedimi nelle mani dei soliti investitori immobiliari. Per di più in un periodo in cui il mattone sta già disordinatamente divorando troppi spazi verdi, complici i bassi tassi d’interesse. Una via fortunatamente scartata. Non da ultimo, va anche ricordato che accanto ai 45mila metri quadrati per i futuri ‘contenuti tecnologici’, ve ne saranno anche 15mila composti da strade, piazze e altre superfici ad uso pubblico. Una qualifica quest’ultima che non guasta. Se la città deve crescere sempre di pari passo con la sua qualità di vita e quel suo essere tuttora a misura d’uomo.

Sempre Bellinzona, la nuova Bellinzona, fa poi un secondo affarone: potrà come detto investire nel comparto stazione/ex Officine, ritrovandosi comunque le nuove Officine appena fuori dalle proprie mura. In quel comune di Arbedo-Castione che ha detto no all’aggregazione, ma che un domani potrebbe ancora decidersi per il volo nuziale verso la Turrita. E, comunque sia, il comune-polo del Bellinzonese potrà ancora certamente beneficiare dell’indotto delle nuove Officine, visto che i suoi dipendenti faranno più o meno sempre riferimento alla Città. Fatto non scontato se la nuova struttura fosse emigrata più a nord nelle Tre Valli.

Il terzo beneficio è comunque delle Officine medesime: passati gli anni delle proteste dure in pittureria e per le strade con il famoso sciopero che è riecheggiato in tutta la Svizzera, cominceranno ora – una volta edificate – una nuova promettente stagione. Sui piatti della bilancia vanno posti sicuramente gli elementi positivi (l’innovazione che ti porta nel futuro) e negativi (la perdita di posti di lavoro). Ma, anche in questo caso, vale la regola che chi sta fermo è condannato (magari lentamente e senza accorgersene) a indebolirsi e morire. In tutti i casi, sia per il nuovo stabilimento per la manutenzione dei treni, sia per il parco tecnologico, molto dipenderà dal saper gestire da parte delle Officine, delle Ffs e da Città e Cantone i grandi investimenti e i salti quantici nelle nuove dimensioni. Sulla carta le idee appaiono più che buone. Bisognerà ora saperle realizzare e implementare, sin d’ora consci che non sarà un gioco da ragazzi e che i gatti e le volpi di collodiana memoria – i quali solitamente si aggirano con proposte mirabolanti alla ‘campo dei miracoli’ – non mancheranno neanche questa volta!

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