Commento

Nane bianche pronte a esplodere

In Russia Petkovic si affida a chi conosce bene, giocatori che hanno tirato il carro in questi anni e che attendono di trasformarsi in stelle luminose

5 giugno 2018
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Gregor Kobel, Silvan Widmer, Edimilson Fernandes. Come tutti si aspettavano in occasione dell’annuncio dei 26 giocatori portati allo stage di Lugano, Vladimir Petkovic al momento di tirare le somme ha scartato i tre nomi in possesso di minor peso specifico. Ed è andato sul sicuro, accordando la sua fiducia al nocciolo duro che sta guidando la Nazionale dall’inizio del decennio. Proprio come nella “società civile”, anche nello sport gli svizzeri non sono famosi per i colpi di testa alla base delle loro scelte più importanti. Per lo meno da quando la Svizzera si è riaffacciata sul palcoscenico mondiale del calcio.

Se nel 1994 aveva suscitato clamore la rinuncia da parte di Roy Hodgson al fiuto del gol di Türkyilmaz e nel 2008 Köbi Kuhn non se l’era sentita di affidarsi al piede in quel momento caldissimo del giovane Valentin Stocker, l’unico vero terremoto nazionale era stato provocato nel 1996 da Arthur Jorge quando aveva lasciato a casa dagli Europei d’Inghilterra nientemeno che Alain Sutter e Adrian Knupp, causando una mezza sollevazione popolare. Per il resto, i cittì elvetici sono sempre stati piuttosto conservatori, anche perché nel panorama nazionale non è che abbondino le scelte alternative e in passato è stato necessario raschiare il fondo del barile per arrivare a quota 23.

E allora Petkovic si è affidato a chi conosce bene, a chi in questi anni ha trainato il carro della Nazionale, a quella generazione di nane bianche in attesa dell’esplosione che le porti a trasformarsi in stelle luminose. Un’esplosione che dovrà giocoforza prodursi sul suolo russo, perché l’obiettivo rimane il superamento dello scoglio degli ottavi di finale, diventato una sorta di tabù per il calcio elvetico dopo le eliminazioni a Stati Uniti 1994 (Spagna), Germania 2006 (Ucraina), Brasile 2014 (Argentina) e Francia 2016 (Polonia).

Nei quattro anni trascorsi sotto la guida di Petkovic, la Nazionale è cresciuta, le nane bianche hanno accumulato idrogeno e i risultati sono stati la diretta conseguenza dei progressi compiuti (24 vittorie, 7 pareggi e 8 sconfitte). Ora manca solo l’esplosione, in un gruppo difficile ma che potrebbe comunque garantirci per lo meno il passaggio del turno quale seconda classificata e poi negli ottavi, dove verosimilmente i rossocrociati se la giocherebbero contro i campioni in carica della Germania. Difficile? Assolutamente sì, ma sono questi gli appuntamenti che danno la dimensione dei progressi compiuti. Qualche decennio fa un percorso di nove vittorie in dieci partite di qualificazione sarebbe stato sufficiente a sentenziare “missione compiuta” e a godersi la fase finale quasi come una gita premio. Adesso non più, le aspettative dei tifosi, ma soprattutto dei giocatori, sono radicalmente mutate, consci che la Coppa del mondo (o gli Europei) va onorata soprattutto nella sua fase finale.

A questa nuova dinamica non è estraneo il fatto che dei 23 convocati soltanto Michael Lang militi nel campionato svizzero e che ben 17 abbiano preso parte ad Euro 2016, mentre 15 erano volati in Brasile per i Mondiali. Le qualità individuali ci sono, l’esperienza pure: adesso c’è idrogeno a sufficienza per creare l’esplosione...

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