Commento

Mendrisio, ‘todo cambia’. O no?

Voltare pagina. Per Mendrisio si chiude un’era (l’era Croci) e presto (dal 27 maggio prossimo) se ne aprirà un’altra

©Ti-Press
17 maggio 2018
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Voltare pagina. Per Mendrisio si chiude un’era (l’era Croci) e presto (dal 27 maggio prossimo) se ne aprirà un’altra. Cosa aspetta la Città? Ma, soprattutto, cosa si aspettano i suoi cittadini? Perché, per finire, saranno loro a decidere quale nome scrivere sulla targhetta al posto del sindaco. Sarà Samuele Cavadini o Marco Romano? I due candidati – che abbiamo voluto mettere a confronto, faccia a faccia – non si sono voluti sbilanciare. Nessun ‘exit poll’, insomma. E d’altro canto, lanciarsi in previsioni non è affatto impresa facile. Cosa vogliano i rispettivi partiti – il Plr e il Ppd – è chiaro da tempo. O non si sarebbe arrivati al ballottaggio. E anche i profili degli aspiranti sono lineari. Anche se, a ben vedere, sono pochi i temi – uno su tutti, territorio e ambiente, tanto da far schierare i Verdi (per Cavadini) – su cui il loro pensiero diverge davvero. Eppure è difficile riuscire a leggere tra le righe di una campagna per certi versi strana. Inconsueta perché più che un confronto sulle idee e i progetti è stata una ‘caccia’ alla gaffe e allo scivolone dell’avversario politico. E non che di gaffe, scivoloni, colpi bassi o ‘inviti’ inopportuni – come nel caso dell’e-mail indirizzata ai collaboratori del Servizio autoambulanza del Mendrisiotto – o ancora di gesti infelici (come i fiori sotto la foto di Romano su una strada di quartiere) non ve ne siano stati. Sia chiaro, la lotta politica – in particolare fra liberaliradicali e popolaridemocratici – è stata sempre punteggiata da testa a testa e persino da scontri, anche virulenti, e scorrettezze. Del resto, la Storia non è acqua fresca. Però un cambio di passo, di fatto, epocale – dopo i 24 anni di sindacato di Carlo Croci – nella Mendrisio aggregata – quella dei quartieri – poteva far preludere a un cambiamento anche di stile. Perché in fondo è proprio ‘cambiamento’ la parola chiave di questa votazione.

A portare una ventata di novità è il passaggio generazionale che si è compiuto all’interno del Municipio mendrisiense e si compirà, a maggior ragione, con l’elezione del nuovo sindaco. Tanto più che sia Cavadini che Romano siedono nell’esecutivo solo da due anni. E a marcare il mutamento potrebbe essere, ancora di più, la scelta dei cittadini-elettori, che potrebbero decidere di cangiare colore... partitico. Possibilità su cui il Plr conta, e parecchio: o succede adesso... Eppure c’è un che di antico in questa campagna al tempo dei social. Nel modo di vivere la rivalità, non tanto da parte dei due contendenti, ma piuttosto dei loro ‘suiveurs’. Come se fossero due campioni di ciclismo impegnati a spingere sui pedali di un Gran premio della montagna, con i fan che cercano di mettere i bastoni fra le ruote a tratti dell’uno, a tratti dell’altro. Riverberi ottocenteschi mai sopiti? Forse. Salvo poi declinare, magari persino al peggio, le derive dei ‘leoni da tastiera’, i cosiddetti ‘haters’. O piuttosto si tratta di tentazioni difficili da non assecondare per il timore, appunto, di cambiare (realmente). Di perdere il controllo sulla politica locale e quanto questo significa in termini molto prosaici: cariche, incarichi, mandati. E tutto ciò, in un certo senso, alle (e sulle) spalle degli stessi candidati. I quali, abbandonati i comizi d’antan, hanno scelto di andare quartiere per quartiere a incontrare i cittadini. Chissà che, alla fine, la politica del porta a porta non possa fare la differenza nella scelta popolare – e si spera davvero libera e sentita – degli elettori fra poco più di una settimana. Riuscendo a mobilitare anche indecisi e assenti. Ma soprattutto sconfessando i Gattopardi, sempre in agguato. E convinti che “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

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