Commento

Stressati dai social? Ecco la storiella del nuovo eremita!

Il 50% dei ragazzi Usa si dichiara dipendente da telefonini e tablet. Non poche persone (anche ormai in pensione) continuano a farsi stressare dai social

4 maggio 2018
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Sono sempre i casi limite a far notizia. È vero. Ma come non restare colpiti nel leggere che stanno proliferando i centri per il trattamento delle dipendenze da social media, diffuse tra i ragazzi americani? Segno che, forse, alcuni casi additati sino a ieri come estremi, poi tanto eccezionali non sono. Il loro crescente numero spinge a trovare terapie e cure adeguate. Potremmo dunque essere di fronte ad una sorta di nuova moderna malattia (già altre ve ne sono) in fase di espansione? Molto probabilmente sì, anche se di fatto non siamo (ancora) sicuri che la si possa considerare tale, perché – ci informano le agenzie – quel genere di disturbo non è ancora stato ufficialmente riconosciuto, malgrado l’assuefazione di tanti giovanissimi (non solo nella terra di Trump!) ai messaggini – quelli di Snapchat, Twitter, Facebook, Instagram – ora forzatamente terapizzati. E come li si cura? Beh, semplicemente privandoli dell’inseparabile smartphone e di internet, e indirizzandoli verso programmi di ‘disintossicazione’ specializzati. Di certo i ‘nuovi’ dottori di queste patologie non rischiano di rimanere disoccupati, visto che secondo un’analisi di Common-Sense Media (un’organizzazione che monitora l’uso dei social) ben il 50 per cento dei ragazzi Usa si dichiara dipendente da telefonini e tablet. Un dato impressionante che non dovrebbe però stupire i più attenti, perché basta guardarci attorno: anche fra le nostre conoscenze non mancano purtroppo giovani adolescenti (e meno giovani) che, se non hanno la connessione e i social sempre accesi, finiscono per andare in panico. Davvero preoccupante! Alcuni finiscono – e non è un’esagerazione – per non uscire nemmeno più di casa, sostituendo gli incontri con persone in carne ed ossa, con la vita virtuale e trascorrendo ore ed ore al giorno – ‘tranquillamente 6/7’ – a dialogare col proprio schermo. Perché i social ammaliano: fanno fare incontri di ogni tipo e ti ‘impongono’ costantemente modelli che, per chi ci casca, finiscono per essere sempre migliori di sé stessi. Modelli che possono generare stress e crisi di ansia, trasmettendo inconsciamente messaggi a rischio frustrazione, del tipo: “Loro (sempre gli altri) hanno successo, mentre io non ne ho o ne ho decisamente meno…”. Insomma, è la vecchia storia dell’erba del vicino che è sempre più verde ed elettronica.

Sul fronte opposto, mosca bianca, una persona con la quale sono entrato in contatto via posta elettronica mi ha inviato un messaggio di risposta automatico che suonava più o meno così: “Buongiorno, amiche e amici, la necessità di recuperare un sonno normale, mi costringe a chiudere spesso, senza preavviso e per lunghi periodi, ogni comunicazione con l’esterno (posta, telefono ed e-mail: senza recupero della risposta), per eliminare pressioni e distrazioni, anche da preoccupazioni per frequenti necessità altrui. Grazie per la comprensione”.

Si tratta della riposta di un utente internet che si conosce molto bene e che ha la fortuna di potersi permettere di consultare solo irregolarmente la sua posta elettronica. Fortuna dettata dal fatto che forse non è più professionalmente attivo. Ma quante persone ormai in pensione continuano a farsi stressare dai social, dalla posta elettronica e dalla rete?
Di fatto cosa ci insegna la storiella del ‘nuovo eremita’? Che è possibile anche sottrarsi a certe logiche. Basta volerlo. Basta essere coscienti dei propri limiti e modulare gli influssi esterni alle proprie esigenze. Quei limiti che chi ha fatto indigestione di social e finisce in clinica deve ri-imparare a darsi, passando da una bel digiuno. Per poi riassaporare la vita normale di tutti i giorni. La bellezza della primavera e di ogni stagione.

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