Commento

FinTech, da rischio a opportunità

Il settore finanziario non è immune dal processo di digitalizzazione che contraddistingue l'economia del 21.mo secolo

(Ti-Press)
21 marzo 2018
|

Le pressioni esterne e interne, tra norme regolatorie e contesto di mercato completamente mutato, hanno cambiato il volto della piazza finanziaria ticinese negli ultimi dieci anni. Ma oltre a questi ‘fattori’ anche il processo di digitalizzazione dell’economia e l’innovazione tecnologica stanno mettendo a dura prova il settore bancario classico, soprattutto quello rivolto al cliente al dettaglio che si accontenta di avere – per ora – un buon sistema per il traffico dei pagamenti e la gestione corretta del piccolo risparmio. Per quanto riguarda i servizi d’investimento, il discorso è diverso. Ad ogni modo, ognuno di noi come cliente ha già sperimentato di persona come i servizi bancari e finanziari siano già attraversati da profonde trasformazioni, solo rispetto a pochi anni fa. E gli scenari futuri sono tutti in divenire con operatori ‘non bancari’ che si affacciano sul mercato e offrono servizi che assomigliano sempre di più a quelli offerti dal settore finanziario classico pur non essendo banche vere e proprie. Anzi, molto spesso queste imprese sono nate come aziende tecnologiche o informatiche e in seguito si sono ‘evolute’. La parola d’ordine per il sistema finanziario – non solo quello svizzero o ticinese – è quindi quella di cavalcare il cambiamento per non perire. La ‘digital distruption’, caratteristica principale della ‘nuova economia’ fatta di applicazioni informatiche e dell’estremizzazione dei processi di disintermediazione, non coinvolge solo i settori ‘maturi’ come il commercio al dettaglio (Amazon e simili) o quello del turismo (booking.com) oppure del trasporto pubblico (Uber su tutti). Quali saranno gli scenari futuri? Le banche come noi le intendiamo oggi resisteranno e si evolveranno o cederanno il passo alle startup del FinTech?

Per questa ragione l’iniziativa dell’Associazione bancaria ticinese e del Dipartimento delle finanze e dell’economia di organizzare ieri un evento di grande richiamo a Lugano proprio per declinare in positivo la sfida del FinTech (“un’opportunità per il settore finanziario”) è l’occasione per gli operatori del settore per ragionare in modo consapevole su quanto sta avvenendo nel loro mondo. Interessante e lungimirante, da questo punto di vista, l’allargamento dell’offerta formativa dell’Università della Svizzera italiana, annunciato dal rettore dell’Usi Boas Erez, a quei profili (un mix tra informatici ed economisti aziendali) che molto probabilmente verranno ricercati in futuro dal nascente ‘ecosistema FinTech’ ticinese, come è stato definito. L’apertura di un centro di competenze di Ubs a Manno dedicato proprio all’intelligenza artificiale in ambito finanziario è quindi una buona notizia sia per la piazza finanziaria, sia per quella accademica.

Non si possono però sottacere i rischi che comunque un tale processo di trasformazione porta con sé. Come in tutte le rivoluzioni l’approdo finale è piuttosto chiaro. È il come si arriva a tale meta che fa la differenza. Lo si può fare lasciando sul campo – metaforicamente – morti e feriti oppure con la dovuta accortezza per coloro che non sono né informatici né tecnologi provetti. La formazione – a tutti i livelli – è quindi l’unico capitale su cui l’ente pubblico non dovrà lesinare.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔