Commento

Appello pericoloso e qualunquista

Il pubblico appello lanciato dal 'Ghiro' venerdì fa rabbrividire: una petizione online per rimuovere il corrispondente Rsi dagli Usa

7 marzo 2018
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Venerdì scorso, nell’imminenza del voto anti-Billag, un noto politico locale del Locarnese, abituato a guastare le feste, ha lanciato un pubblico appello che fa rabbrividire: una petizione online per chiedere di rimuovere il giornalista della televisione pubblica Andrea Vosti da corrispondente Rsi dagli Usa. Motivo: il fatto che il professionista in questione sarebbe – a suo dire – troppo fazioso nei confronti del presidente Usa Donald Trump.

Passato il fine settimana elettorale ci siamo detti che l’ottimo risultato registrato in Ticino (un vero e proprio plebiscito) era già di per sé una stupenda risposta a chi desiderava, anche in questo modo, rovinare la festa all’Ente radiotelevisivo. Quale replica bastava dunque il voto chiaro e netto scaturito dalle urne che riconosce il lavoro e la missione della Ssr, Rsi compresa. Ma poi abbiamo pensato che a simili forme di inciviltà, qualunquiste ma anche pericolose, si debba replicare in modo altrettanto deciso e pubblico.

Il signor Ghiringhelli Giorgio di Losone non è contento di come svolge il suo lavoro un giornalista della Rsi?

Bene, allora faccia reclamo all’Ombudsman dell’Ente radiotelevisivo, invocando i paragrafi a suo dire lesi della concessione e accettando (sottoponendosi) in tal modo una verifica democratica. I suoi diritti di cittadino utente (che paga anche il canone), contro i doveri di quel dipendente tenuto a rispettare delle norme deontologiche professionali.

Suvvia, come in qualsiasi Paese civile Ghiringhelli illustri le sue tesi ad una persona terza chiamata formalmente a dirimere – super partes – le vertenze. E se non dovesse andargli a genio la sua mediazione, potrà anche ricorrere all’autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva e infine persino al Tribunale federale. Non basta?
Agire diversamente, come pretende fare lui puntando il suo mirino contro il corrispondente, è un chiaro atto di intimidazione che preferiremmo non entrasse a fare parte della nostra cultura.

È pur vero che vi sono già stati precedenti analoghi e altrettanto preoccupanti, come quando qualche anno fa sul ‘Mattino’ si pubblicavano, settimana dopo settimana, liste di proscrizione di alcuni alti funzionari dello Stato che non piacevano a quelli di via Monte Boglia. Un modo altrettanto incivile di operare, ben sapendo che quelle persone, come il corrispondente dagli Stati Uniti, non possono nemmeno replicare pubblicamente per difendersi.

Anzi, ben sapendo che si preferisce optare per la via della pubblica gogna, perché permette a chi lancia simili appelli di non mettersi in discussione, né di confrontarsi con altri, essendo i vari Ghiringhelli i soli sommi sacerdoti della presunta faziosità del giornalista.

Le pressioni e le intimidazioni per spingere chi opera nella stampa ad autocensurarsi sono un collaudato metodo, tipico dei regimi antidemocratici. Speriamo si tratti solo di una brutta rondine ‘guastafestina’ incapace di fare primavera.

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