Commento

Un'altra ferita, danno irreparabile

Il fallimento dell’Fc Locarno, logica fine di un’agonia che si trascinava da molti mesi

19 gennaio 2018
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Ci sono notizie che scuotono e colpiscono in quanto inattese. Non è il caso del fallimento dell’Fc Locarno, la cui ingloriosa dipartita altro non è che la logica fine di un’agonia che si trascinava da molti mesi. In questo caso, a colpire è la dimensione della notizia, non il suo contenuto, prevedibile. Niente stupore, solo rabbia mista a tristezza, in un contesto di desolazione. Più o meno la stessa situazione in cui Michele Nicora si è vanamente battuto per evitare quanto era invece ovvio che accadesse: ovvero, la morte sportiva delle bianche casacche, di una società fondata nel 1906 e fallita nel 2018.

L’associazione va avanti, e con essa il settore giovanile, ma è come se la storia dell’Fc Locarno si fermasse qui, con un giovedì nero di gennaio quale data scolpita nella pietra dei ricordi sportivi più tristi. Il calcio di casa nostra perde un altro dei suoi pezzi pregiati. La piazza ticinese, che in pochi anni si è vista confrontata con la fine dell’Fc Lugano e il fallimento dell’Ac Bellinzona – società peraltro risorte dalle rispettive ceneri, con modalità differenti ma ugualmente di successo – deve sanare un’altra brutta ferita, e incassare l’ennesimo duro colpo al ventre di un fisico già provato. Per lo più da difficoltà economiche estese anche ad altri ambiti, ma anche dalla deriva di una disciplina – il calcio – sempre più lontana dalla connotazione regionale, marcante fino a qualche stagione fa. Un’identità che contribuiva a tenere in vita realtà progressivamente abbandonate dall’affetto della gente che ne fece, neppure molti anni fa, la fortuna. Il Locarno, ben più di bianconeri e granata, ha pagato la disaffezione dei tifosi, di una piazza sempre più lontana dal Lido e dalle sue traversie, sportive, societarie e finanziarie. Quello che sarebbe diventato, in tempi brevi, un ridimensionamento naturale, con un ulteriore passo indietro verso il calcio regionale, è diventata una morte violenta, tristemente attesa.

È vero, il colore delle gloriose ‘bianche casacche’ aveva già perso da tempo tutta la sua lucentezza, retrocessione dopo retrocessione. Tuttavia, il senso di smarrimento resta, così come una sensazione di vuoto, per qualcosa di prezioso che è andato perso. Buttato via. Un danno simile ad altri – i casi citati di Lugano e Acb – con una differenza, però, sostanziale: questo rischia davvero di essere irreparabile. Per mancanza di amore.

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