Commento

La primavera di Manno

Una rondine non fa primavera.

18 gennaio 2018
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Una rondine non fa primavera. Ma qui di rondini ce n’è quasi uno stormo a giudicare dai posti di lavoro di alto livello – un centinaio di ingegneri in informatica entro fine 2019, una ventina entro fine anno – che verranno creati alle porte di Lugano.

Motore della grande novità è la scelta, firmata Ubs, di puntare su un nuovo proprio polo tecnologico a Manno (oltre a quelli di Bienne e Sciaffusa).

Ma cosa ha determinato la decisione di investire (e investire forte) nel nostro cantone? L’elemento cardine, attorno al quale ruota il progetto, è il livello d’avanguardia delle competenze informatiche raggiunte dall’Istituto sull’intelligenza artificiale Dalle Molle.

Un istituto sconosciuto ai più. Tanto che più di un lettore si sarà chiesto: ma di che cosa si occupa questo Istituto, affiliato a Usi e Supsi? Ve lo spieghiamo: di attività di ricerca, concentrate sull’apprendimento automatico, di intelligenza artificiale e di tanto altro, il tutto in stretto contatto con il mondo reale, come potete leggere alle pagine 2 e 3.

Arabo, dirà qualcuno. Sì, certo arabo, ma una lingua tecnologica che è già quella dell’oggi (visto che già ne sfruttiamo i benefici) e sarà ancor più la lingua di domani. In particolare per l’economia e la finanza, che da tempo si chiedono come conoscere meglio clienti/portafogli e mercati, e come introdurre un trait-d’union coi consulenti… robot. Parliamo di uno dei passi fondamentali e strategici (accanto a tanti altri, ben inteso) che l’istituto di credito è intenzionato a compiere nella nuova era del ‘FinTech’, se vuole rimanere ancorato sul mercato, a maggior ragione quando la banca gioca a livello globale.

Il passo compiuto è anche motivo di onore per la Svizzera italiana – anche se è evidente che Sergio Ermotti ha sangue ticinese/luganese – perché attesta che qui ci sono istituti di alto profilo (come il Dalle Molle appunto), già operanti da tempo e in grado di fare la differenza nel calamitare posti di lavoro qualificatissimi, quando un’azienda mondiale deve decidere.

Sempre in questo senso è anche da sottolineare il ruolo che ha giocato il Dfe di Christian Vitta, che da anni sta intessendo riflessioni (e relazioni) attorno al suo ‘Tavolo di lavoro sull’economia ticinese’. Di fronte a un simile risultato, le tavole rotonde (a volte bombardate da brutte notizie, leggasi licenziamenti) su concetti quali il ‘Ticino imprenditoriale’, il ‘Ticino competitivo’, il ‘Ticino interconnesso’, il ‘Ticino digitale’, oltre che al ‘Ticino sostenibile’, si trasformano così in realtà molto concrete. Realtà che alla fin fine interessano a chi qui vive, che magari non si è accorto che esistono delle eccellenze (Usi, Supsi, Dalle Molle), ma che è comunque in grado di capire che riuscire finalmente ad attirare tanti pregiati posti di lavoro – dopo la mannaia caduta gli ultimi anni sulla Piazza finanziaria, cancellando anche blasonate banche – è un ottimo segnale.

Posti di lavoro di alto livello che avranno ricadute, non solo perché la banca ha detto di voler assumere informatici ponendo attenzione al mercato locale, e perché (comunque sia) quelle persone qui da noi consumeranno e pagheranno le tasse. Ma soprattutto perché – è noto – che se in un settore di punta e aperto al futuro, come quello della ricerca sull’intelligenza artificiale e i big data, inizia un processo virtuoso di ricerca e applicazione pratica, ci sono buone possibilità che continui e contagi/attragga anche altri interessati.

Sì, è primavera.

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