Commento

Picco di emozioni con i grandi eventi

30 dicembre 2017
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Non che il 2017 sia da archiviare come un anno privo di interesse, dal punto di vista sportivo, ma è innegabile che l’assenza di un vero e proprio grande evento consegni i dodici mesi che ci apprestiamo a salutare a una normalità senza i grandi picchi – emozionali e di risultati – che solo le rassegne mondiali o olimpiche sanno regalare.
L’atletica ha congedato Usain Bolt, uno che l’atletica stessa ha segnato con la sua sola presenza, oltre che con gli straordinari tempi e record. Il tennis, che per qualche mese ci aveva fatto lo sgarbo di privarci di Roger Federer, ce lo ha restituito più bello e più vincente di prima. Non possiamo che essere riconoscenti a una disciplina che si aggrappa ancora a certezze ormai datate, capaci però di appassionare più di quanto riesca a fare il nuovo che avanza, pur non soppiantando il vecchio che regge. L’usato sicuro che non tradisce mai, entrato nel cuore della gente, per non uscirvi mai più.
Non è stato a guardare, lo sport. Tante ne propone e ne regala, che non esiste stagione senza nuovi capitoli di una storia infinita, zeppa di imprese epiche. Una storia macchiata sì da nefandezze quali il doping, capace però di ridarsi un contegno e di rilanciarsi, allo scopo di essere tramandata a suon di risultati e record, non di colpi bassi o magheggi sporchi.

Il picco di interesse, però, lo si registra in occasione delle manifestazioni che catalizzano l’attenzione di sportivi e appassionati, del grande pubblico. Storicamente, lo dicono le statistiche (lo confermano le affluenze), la gente subisce il fascino intatto di Olimpiadi e Mondiali di calcio. Ne assorbe i contenuti emotivi, ne viene contagiata. Non tanto dallo sfarzo e dai lustrini dei cerimoniali d’apertura, bensì dalle competizioni, dalle partite, dalle imprese degli atleti. Dall’essenza stessa del grande torneo. La quale prescinde – fortunatamente – dall’esplosione dei costi, dalla portata di fenomeni economici anche un po’ fuori controllo, per quanto specchio dei tempi, nel quale l’esagerazione è costretta a guardarsi.

È anno pari, il 2018, e quindi è l’anno dei cinque cerchi olimpici e del calcio alla sua massima espressione, quello delle Nazionali impegnate nella Coppa del mondo, definizione che più del termine “Mondiali” rende bene l’ampiezza di un fenomeno planetario, l’evento sportivo per eccellenza, quello che più di tutti riesce a coinvolgere, a muovere le folle, ad accendere passioni e pulsioni.

Sarà l’anno della Coppa del mondo di calcio, con la Svizzera di Petkovic. Sarà l’anno dei Giochi olimpici invernali, con tanti campioni in grado di tenere alti i colori rossocrociati. Due potenti magneti capaci di attirare l’attenzione, generatori di attese spasmodiche che si trasformano in passione, quando si entra nel vivo delle competizioni che contengono. Appuntamenti tradizionali ma sempre attuali, che impreziosiscono un’offerta ricca e variegata.

Per tornare a Federer, è l’unico che può permettersi il lusso di competere, se la mettiamo sul piano delle emozioni e delle attese. Tutto il resto del programma sportivo, per quanto degno e meritevole di essere visto e raccontato, nel 2018 scivolerà in secondo piano.

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