Commento

Croci lascia, addio o arrivederci?

(Max Veronesi)
18 dicembre 2017
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Questa volta (ma non è la prima) Carlo Croci ha spiazzato tutti (o quasi). Di sicuro ha spiazzato noi giornalisti. In realtà, la voce circolava da qualche mese. Ma, appunto, era solo una voce. E fra il dire e il fare, soprattutto in politica, ce ne passa. Invece, il sindaco di Mendrisio ce l’ha fatta a sorprendere, anche i suoi stessi cittadini, con un’uscita di scena degna di un uomo che ha trascorso gli ultimi trent’anni sulla cresta dell’onda della politica comunale e distrettuale. Del resto, si dice che i protagonisti della vita pubblica – i grandi attori insegnano – sanno sempre quando far calare il sipario. Croci, per sua stessa ammissione, lo ha capito alla seconda bocciatura (sonora) di un progetto sorretto dal Municipio e dalla maggioranza del Consiglio comunale. Prima è toccato alla riqualifica urbanistica di piazza del Ponte, poi alla trasformazione in società anonima delle Aziende industriali della città. Una sconfitta, quest’ultima, che ha fatto particolarmente male. A quel punto, il sindaco che per 23 anni ha saputo intercettare gli umori del capoluogo, ha capito che le cose stavano cambiando; che per Mendrisio si stava aprendo un nuovo capitolo. Un fatto è certo, comunque la pensiate il ritiro di Croci segnerà un passaggio d’epoca. Giunto, trentenne, alla guida del Borgo nel solco – al pari di Chiasso con Moro – di un cambio generazionale, oggi se ne va iscrivendo fra gli attivi del bilancio della sua gestione – per taluni avversari un vero e proprio ‘regno’ – dei grandi progetti. In alcuni casi si è trattato di opere controverse – come la mutazione della piana di San Martino a seguito dell’insediamento del FoxTown e del casinò o la pianificazione di un comparto come Valera, oggi nelle mani del Cantone –, ma comunque capaci, nel bene e nel male, di modificare il profilo di un Comune che ha acquistato peso dentro e fuori i confini del Mendrisiotto. È un dato di fatto, che qualcuno a tempo debito si occuperà di storicizzare: l’uomo politico Croci, certezza del Ppd, è sempre riuscito a incassare le bordate che gli venivano lanciate, da Sinistra – Rossano Bervini in versione consigliere comunale non gliene ha risparmiata una –, dai Verdi o da un’ala del Plr e ha saputo governare anche l’ingresso, da due legislature, della Lega nella stanza dell’esecutivo (impensabile solo una decina di anni fa). Quanto al sindaco, commosso sabato nell’annunciare le sue prossime dimissioni, non nasconde l’orgoglio di aver ‘portato a casa’ l’università – prima con l’Accademia di architettura, ora con la Supsi – o di aver condotto in porto, fra il 2004 e il 2013, il processo aggregativo. Ma l’elenco non si esaurisce qui. Adesso, ha fatto capire in modo chiaro, toccherà ad altri continuare il viaggio, almeno a Mendrisio. E c’è da credere che il Plr (ad esempio) non resterà a guardare. Già sabato sera si mormorava di un possibile ballottaggio per il sindacato.

Resta in sospeso ancora una domanda: quello di Croci sarà davvero un addio (come pare) alla politica attiva o solo un arrivederci? Caso vuole che la sua uscita di scena coincida con un momento travagliato del suo partito, il Ppd, alle prese con lo scandalo Argo 1, sullo sfondo l’esigenza di trovare un volto da spendere per le prossime elezioni cantonali. È vero, il sindaco, ormai uscente, di Mendrisio sin qui si è tenuto in disparte. Lo ha fatto dichiarando sempre la sua preferenza per la città che guidava. Nella vita, però, si può cambiare idea, anche a sorpresa (come ha dimostrato). E allora chissà che di fronte a un altro progetto politico, Croci non ci possa ripensare, dando modo al Ppd di puntare su un candidato sicuro e al contempo ‘nuovo’, almeno per la politica cantonale. L’età, ha appena compiuto 55 anni, glielo permette. Staremo a vedere.

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