Commento

Aziende, Sa e il coraggio di un ‘no’

6 marzo 2017
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Non c’è dubbio. Dire certi ‘no’ è assai difficile. Anche perché, spesso e volentieri, il ‘prezzo’ può essere alto. Ma soprattutto serve una buona dose di coraggio. Capita, però, che i cittadini, messi di fronte a una scelta cruciale, sappiano dirlo. Forte e chiaro. Come ieri, a Mendrisio, dove (a sorpresa, perché negarlo) oltre il 56 per cento dei votanti ha respinto al mittente – il Municipio della città e la maggioranza consiliare – l’idea di separarsi dalle Aziende municipalizzate, convertendosi a una Sa. In Ticino non è la prima volta che accade. A Bellinzona nel 2003 la popolazione l’aveva pensata allo stesso modo. Una esperienza che, nel corso della campagna referendaria, è stata evocata a più riprese. E un segno deve pure averlo lasciato. Sarà che quando c’è in gioco il futuro del servizio pubblico nel cittadino-utente scatta una sorta di ‘orgoglio’. Si è avuto un bel dire che, cambiata forma giuridica, per le Aim – le Aziende industriali di Mendrisio – non sarebbe mutato nulla. Le rassicurazioni di autorità comunale e fronte (interpartitico) dei favorevoli sul mantenimento in mani comunali del 100 per cento delle azioni della società, infatti, non sono bastate. Non, almeno, a convincere la popolazione a saltare il fosso. I mendrisiensi, una volta di più, hanno fatto capire ai loro rappresentanti politici – ma in realtà a tutti – che alcuni beni non possono che rimanere ‘affare’ dell’ente pubblico. Il timore che affidare le sorti delle Aziende a un Consiglio di amministrazione potesse far perdere il controllo democratico si è rivelato concreto dalle parti del capoluogo del Mendrisiotto. Le sirene del mercato libero stanno perdendo colpi? Difficile immaginare che Mendrisio si stia buttando verso l’area rosso-verde (alla testa dei referendisti). L’impressione, piuttosto, è che l’effetto-Posta si sia fatto sentire. Per i fautori della Sa, va detto, il parallelismo era improprio. Sta di fatto, che la strategia del Gigante giallo, che nel distretto ha già smagrito gli uffici postali e annuncia altre trasformazioni – nonostante l’azienda sia al 100 per cento della Confederazione–, sembra aver risvegliato bruscamente i cittadini. Toccati da vicino dalla politica della Posta e meno disposti, oggi, a cedere posizioni sul servizio pubblico. Del resto, nemmeno lo spauracchio del moltiplicatore all’insù è riuscito a far crescere il consenso per le Aim Sa. Eppure lo si è detto a chiare lettere e più volte che la mancata trasformazione giuridica sarebbe costata cinque punti di pressione fiscale. Lo si è ribadito anche ieri, dal fronte dei favorevoli, che quel ‘no’ avrà delle conseguenze finanziarie per il Comune. Per finire, però, il 56,5 per cento dei votanti ha preferito, comunque, tenersi strette le ‘sue’ Aziende. Un segnale anche per chi, altrove, pensa di spingere il pedale sulla gestione privatistica di taluni servizi. D’altro canto, non si può sottacere che il voto di Mendrisio abbia una evidente valenza politica, fuori ma anche dentro i confini della città. Entro il perimetro comunale, in effetti, è la seconda volta che i referendisti hanno la meglio su di un progetto promosso da Municipio e maggioranza del legislativo. Nel primo caso (il settembre scorso) si è bocciata la riqualifica di piazza del Ponte – solo questione di cuore? –, oggi è la volta delle Aziende. Un risultato sorprendente a fronte delle forze schierate in campo, che per le Aim hanno visto fare quadrato Ppd, Plr e Lega-Udc-Indipendenti. Insomma, una corazzata al cospetto di Sinistra, Verdi, realtà sindacali e associative. A tutti gli effetti il classico Davide contro Golia. A fare la differenza la maggioranza di cittadini pronti, stavolta, a mettersi con le minoranze. E qualcuno, prima o poi, dovrà pur tenerne conto.

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